Maria – Elegia contadina
Mariya
Durata
40
Formato
Regista
Ritratto filmato della contadina Maria Semionovna Voinova, emblematico esempio di donna russa forte e combattiva, impegnata per una vita nella coltivazione del lino.
Accanto a grandi personaggi della storia e della cultura russa, il regista di Arca Russa (2002) ha dedicato una della sue elegie a una figura apparentemente minore del folklore nazionale: una tra le tante donne contadine dei kolchoz. Nella figura di Maria, Sokurov intuisce tuttavia qualcosa di più del semplice orgoglio nazionale richiesto dai dettami della propaganda. In lei sembra sopravvivere un ultimo bagliore di dignità arcaica, rurale, non contaminata da ideologie e falso progresso. Assume così un doloroso significato di perdita collettiva la seconda parte del film, in cui Maria ormai è solo un fantasma evocato dal cinema stesso. Pur nella breve durata, il mediometraggio si contraddistingue per una complessa composizione narrativa: la prima parte, girata nel 1979, è a colori ed è suddivisa in capitoli scanditi dai mesi dell'anno; la seconda, girata nove anni dopo, è quasi del tutto in bianco e nero e testimonia un insolito esperimento di metacinema. Ben percepibile risulta lo scarto di consapevolezza tecnica ed espressiva tra una prima parte (troppo) scolastica e una seconda decisamente più matura. Dalla lunga ripresa della strada Sokurov avrebbe tratto la prima ispirazione per girare anni dopo Elegia di un viaggio (2001).
Accanto a grandi personaggi della storia e della cultura russa, il regista di Arca Russa (2002) ha dedicato una della sue elegie a una figura apparentemente minore del folklore nazionale: una tra le tante donne contadine dei kolchoz. Nella figura di Maria, Sokurov intuisce tuttavia qualcosa di più del semplice orgoglio nazionale richiesto dai dettami della propaganda. In lei sembra sopravvivere un ultimo bagliore di dignità arcaica, rurale, non contaminata da ideologie e falso progresso. Assume così un doloroso significato di perdita collettiva la seconda parte del film, in cui Maria ormai è solo un fantasma evocato dal cinema stesso. Pur nella breve durata, il mediometraggio si contraddistingue per una complessa composizione narrativa: la prima parte, girata nel 1979, è a colori ed è suddivisa in capitoli scanditi dai mesi dell'anno; la seconda, girata nove anni dopo, è quasi del tutto in bianco e nero e testimonia un insolito esperimento di metacinema. Ben percepibile risulta lo scarto di consapevolezza tecnica ed espressiva tra una prima parte (troppo) scolastica e una seconda decisamente più matura. Dalla lunga ripresa della strada Sokurov avrebbe tratto la prima ispirazione per girare anni dopo Elegia di un viaggio (2001).