Madre e figlio

Mat i syn

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73

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Un ragazzo (Aleksei Ananishnov) accudisce la madre morente (Gudrun Geyer) in un isolato casolare di campagna. Un vincolo profondo di amore lega le loro due esistenze. Intorno solo la natura, misteriosa e impenetrabile.

Va annoverato tra i titoli più importanti nella produzione del cineasta russo Sokurov questo sublime e doloroso cantico di pietas sull'amore filiale, capace di elevarsi su registri di straordinario valore artistico e struggente lirismo. I due protagonisti sono le uniche figure umane che popolano lo spazio e il tempo del film, mentre la natura che li circonda sembra custodire la risposta all'enigma della sofferenza e della morte. Come in molte delle sue opere, Sokurov ottiene questo straniante effetto di deformazione espressionista del fotogramma adoperando lenti anamorfiche e manipolando i parametri di compressione dell'immagine. Eccellenti nella loro essenzialità le interpretazioni dei due attori, magnifica la fotografia di Aleksei Fyodorov sulle dominanti del verde e dell'ocra. Non di secondo piano l'apporto di una colonna sonora in cui accanto a composizioni di Glinka, Nussio e Verdi domina il mormorio indistinto ma costante della natura. Oltre ai riferimenti formali alla pittura di Caspar David Friedrich, nella suggestiva immagine del figlio che tiene in braccio la madre è possibile leggere un richiamo alla Pietà michelangiolesca, icona di quella religiosità intima e dolente di cui il film è permeato. Strepitoso.
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