
I mostri oggi
Durata
101
Formato
Regista
Sedici episodi tragicomici per raccontare la piccineria degli italiani.
Tentativo più che discutibile, fin dal titolo, di riproporre la letale mistura di comicità al vetriolo e amarezza venata di crudeltà che aveva caratterizzato i due celebri film a episodi I mostri di Dino Risi (1963) e I nuovi mostri (1977), diretto da Risi insieme ad altri due maestri del tragicomico, Ettore Scola e Mario Monicelli. Se è inutile specificare che Oldoini non ha la levatura dei suoi illustri predecessori, è anche superfluo sottolineare l'impietoso confronto con i protagonisti di allora (Sordi, Gassman, Tognazzi) e quelli di oggi (Panariello, Bisio, Abatantuono). Quello che più infastidisce, però, è che il cinismo e la cattiveria gratuita nelle storie di Oldoini sembrano ricercati a tavolino, scritti appositamente per sbigottire lo spettatore, laddove nei capitoli precedenti sgorgavano con quella terrificante naturalezza che è proprio dell'autoconservatività dell'animo umano. La malignità serpeggiante dei mostri di un tempo, qui diventa sguaiata, aperta cafonaggine, perdendo la corrosività venefica dell'orrore celato dietro un'impeccabile facciata di perbenismo. Se l'intento era quello di omaggiare i maestri, Oldoini ha fatto un buco nell'acqua che infastidirà gli aficionados dei vecchi episodi; se era quello di “fare cassa”, peggio ancora, dato che si è trattato di un flop, giustamente ignorato al botteghino.
Tentativo più che discutibile, fin dal titolo, di riproporre la letale mistura di comicità al vetriolo e amarezza venata di crudeltà che aveva caratterizzato i due celebri film a episodi I mostri di Dino Risi (1963) e I nuovi mostri (1977), diretto da Risi insieme ad altri due maestri del tragicomico, Ettore Scola e Mario Monicelli. Se è inutile specificare che Oldoini non ha la levatura dei suoi illustri predecessori, è anche superfluo sottolineare l'impietoso confronto con i protagonisti di allora (Sordi, Gassman, Tognazzi) e quelli di oggi (Panariello, Bisio, Abatantuono). Quello che più infastidisce, però, è che il cinismo e la cattiveria gratuita nelle storie di Oldoini sembrano ricercati a tavolino, scritti appositamente per sbigottire lo spettatore, laddove nei capitoli precedenti sgorgavano con quella terrificante naturalezza che è proprio dell'autoconservatività dell'animo umano. La malignità serpeggiante dei mostri di un tempo, qui diventa sguaiata, aperta cafonaggine, perdendo la corrosività venefica dell'orrore celato dietro un'impeccabile facciata di perbenismo. Se l'intento era quello di omaggiare i maestri, Oldoini ha fatto un buco nell'acqua che infastidirà gli aficionados dei vecchi episodi; se era quello di “fare cassa”, peggio ancora, dato che si è trattato di un flop, giustamente ignorato al botteghino.