Piccolo Buddha
Little Buddha
Durata
140
Formato
Regista
Convinto che il suo maestro si sia reincarnato nel bambino americano Jesse Konrad (Alex Wiesendanger), il monaco buddista Norbu (Ying Ruocheng) va a Seattle per convincere i genitori di Jesse (Chris Isaak e Bridget Fonda) a lasciarlo partire per il Nepal. Alla storia si alterna la leggenda di Siddartha (Keanu Reeves), principe tenuto lontano dal mondo ma che, una volta scoperta la sofferenza e la morte, decide di rinunciare a tutto e dedicarsi agli altri diventando Buddha.
Bertolucci filma una favola di iniziazione alla vita attraverso la riscoperta della propria spiritualità latente e l'abbandono consapevole e genuino a un senso di meraviglia e stupore. Messa in scena di prim'ordine e spettacolare, malgrado qualche cedimento narrativo nella seconda parte, e indovinata la scelta di raccontare in parallelo la storia di Siddartha e quella di un padre e un figlio che insieme, malgrado l'iniziale scetticismo del genitore, aprono la loro mente e il loro cuore a un'esperienza tanto improbabile quanto affascinante. L'intelligenza di Bertolucci sta proprio nella scelta di lasciare parlare le immagini, evitando qualsiasi facile misticismo pedagogico o sottolineatura didascalica, attraverso cui prende forma un'avventura emozionante, capace di sbalordire e soddisfare gli occhi, il cuore e la mente degli spettatori. Il soggetto del film è firmato dallo stesso regista, mentre la sceneggiatura è stata scritta da Rudy Wurlitzer (praticante buddista) e Mark Peploe. Memorabili la fotografia di Vittorio Storaro (qui alla sua ultima collaborazione con Bernardo Bertolucci) e la colonna sonora di Ryūichi Sakamoto.
Bertolucci filma una favola di iniziazione alla vita attraverso la riscoperta della propria spiritualità latente e l'abbandono consapevole e genuino a un senso di meraviglia e stupore. Messa in scena di prim'ordine e spettacolare, malgrado qualche cedimento narrativo nella seconda parte, e indovinata la scelta di raccontare in parallelo la storia di Siddartha e quella di un padre e un figlio che insieme, malgrado l'iniziale scetticismo del genitore, aprono la loro mente e il loro cuore a un'esperienza tanto improbabile quanto affascinante. L'intelligenza di Bertolucci sta proprio nella scelta di lasciare parlare le immagini, evitando qualsiasi facile misticismo pedagogico o sottolineatura didascalica, attraverso cui prende forma un'avventura emozionante, capace di sbalordire e soddisfare gli occhi, il cuore e la mente degli spettatori. Il soggetto del film è firmato dallo stesso regista, mentre la sceneggiatura è stata scritta da Rudy Wurlitzer (praticante buddista) e Mark Peploe. Memorabili la fotografia di Vittorio Storaro (qui alla sua ultima collaborazione con Bernardo Bertolucci) e la colonna sonora di Ryūichi Sakamoto.