Il marchese Fusaro (Raffaele Viviani) è un nobile ormai in decadenza che non vuole assolutamente rinunciare alla propria fama di magnate generoso. Per un terribile equivoco si troverà a finanziare un comitato di beneficenza con i soldi ricevuti da un mendicante (Salvatore Costa) che glieli aveva affidati per farli fruttare. Il marchese deve perciò escogitare un piano per non rivelare l'errore e salvare la faccia.

Nel medesimo anno in cui girò Palio (film poco riuscito ambientato durante la manifestazione senese), Alessandro Blasetti si dedicò anche a questa pellicola decisamente lontana dai toni della precedente, raccontando una favola quotidiana, esterna alle rigide strutture di un ambiente esistente nel quale inscenare la vicenda, seppur sicuramente calata in una realtà umile e quotidiana. Si respira un costante alone di disperazione, a cominciare dal titolo esplicativo, e il regista è bravissimo a non far scadere i toni nel patetismo bieco, evitando eccessi retorici e riprendendo gli avvenimenti con adeguato distacco e pacata sensibilità. Seppur risenta di un'impostazione un po' troppo statica e pedante (non a caso lo sceneggiatore Viviani nel 1936 scriverà una commedia teatrale basata proprio su questo testo), La tavola dei poveri rimane un lavoro godibile e affascinante, privo di indimenticabili sequenze cinematografiche ma sicuramente capace di toccare le corde emotive dello spettatore in maniera genuina e sincera.
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