Notti e nebbie
Durata
160
Formato
Regista
1944. Bruno Spada (Umberto Orsini) accetta l'incarico di dirigere la polizia politica di Milano. La sua è una mossa strategica: punta sia a smantellare la rete clandestina della resistenza antifascista che a controllare la fedeltà dei quadri della Repubblica Sociale Italiana. Ma la liberazione è alle porte e la tragedia si avvicina inesorabile.
Tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Castellaneta (anche sceneggiatore con Marco Tullio Giordana), un film televisivo in due episodi sul fascismo all'epoca di Salò e della Resistenza. Lo stile è quello di un elegante melodramma e la ricostruzione scenica, fatta di atmosfere dell'epoca, appare suggestiva. Tutto, dall'uso di manifesti alla cura dei dettagli, conduce all'interno della storia: i carrelli e i movimenti di macchine trascinano invece nella vita del protagonista, senza risparmiare tratti duri e aspetti cupi della vicenda. La sensazione è quella di voler riprodurre quel senso di decadimento dei costumi e di corruzione attraverso gli usurati cliché di un noir americano, esaltati dall'ambientazione di una Milano ovattata, dove non c'è spazio per la debolezza. Disturbante il senso di disumanizzazione enfatizzato dalla voce fuori campo e ottima performance di Umberto Orsini, che regge il peso dell'intera rappresentazione, ma il tutto risulta poco dinamico e incisivo, nonché eccessivamente debitore delle atmosfere viscontiane. Fotografia di Tonino Delli Colli.
Tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Castellaneta (anche sceneggiatore con Marco Tullio Giordana), un film televisivo in due episodi sul fascismo all'epoca di Salò e della Resistenza. Lo stile è quello di un elegante melodramma e la ricostruzione scenica, fatta di atmosfere dell'epoca, appare suggestiva. Tutto, dall'uso di manifesti alla cura dei dettagli, conduce all'interno della storia: i carrelli e i movimenti di macchine trascinano invece nella vita del protagonista, senza risparmiare tratti duri e aspetti cupi della vicenda. La sensazione è quella di voler riprodurre quel senso di decadimento dei costumi e di corruzione attraverso gli usurati cliché di un noir americano, esaltati dall'ambientazione di una Milano ovattata, dove non c'è spazio per la debolezza. Disturbante il senso di disumanizzazione enfatizzato dalla voce fuori campo e ottima performance di Umberto Orsini, che regge il peso dell'intera rappresentazione, ma il tutto risulta poco dinamico e incisivo, nonché eccessivamente debitore delle atmosfere viscontiane. Fotografia di Tonino Delli Colli.