55 giorni a Pechino
55 Days at Peking
Durata
150
Formato
Regista
1900. Durante la battaglia di Pechino, i Boxer agli ordini dell'imperatrice Tzu-Hsi (Flora Robson) assediano le ambasciate straniere. Il maggiore Matt Lewis (Charlton Heston), della Marina americana, guida le truppe che difendono la sicurezza dei diplomatici e intreccia un'appassionata relazione con la baronessa russa Natalie Ivanoff (Ava Gardner).
Kolossal epico e grandioso ispirato alla storica battaglia di Pechino, che fu filmato negli studi spagnoli del produttore Samuel Bronston e si risolse in un grande flop commerciale. Rappresenta un capitolo decisamente atipico nella filmografia di Nicholas Ray, un'opera distante dalla sua linea autoriale: segnò negativamente la carriera del regista, che lasciò il set dopo pochi mesi (a causa, pare, di un infarto) e non diresse film per dieci anni (tornò nel 1973 con lo sperimentale Non possiamo tornare a casa di nuovo). La pellicola fu terminata dal non accreditato Guy Green insieme all'aiuto regista Andrew Marton: il risultato è un concentrato di spettacolarità hollywoodiana che mette in scena l'epico scontro tra Oriente e Occidente, ma pecca di discontinuità ed eccessiva lunghezza finendo con il risultare un polpettone, a tratti noioso, in cui la cornice soffoca il quadro. Ci si incanta sempre di fronte al fascino divistico di Ava Gardner e Charlton Heston, ma la loro presenza non basta a risollevare un film greve e irrisolto, per quanto non privo di momenti intriganti.
Kolossal epico e grandioso ispirato alla storica battaglia di Pechino, che fu filmato negli studi spagnoli del produttore Samuel Bronston e si risolse in un grande flop commerciale. Rappresenta un capitolo decisamente atipico nella filmografia di Nicholas Ray, un'opera distante dalla sua linea autoriale: segnò negativamente la carriera del regista, che lasciò il set dopo pochi mesi (a causa, pare, di un infarto) e non diresse film per dieci anni (tornò nel 1973 con lo sperimentale Non possiamo tornare a casa di nuovo). La pellicola fu terminata dal non accreditato Guy Green insieme all'aiuto regista Andrew Marton: il risultato è un concentrato di spettacolarità hollywoodiana che mette in scena l'epico scontro tra Oriente e Occidente, ma pecca di discontinuità ed eccessiva lunghezza finendo con il risultare un polpettone, a tratti noioso, in cui la cornice soffoca il quadro. Ci si incanta sempre di fronte al fascino divistico di Ava Gardner e Charlton Heston, ma la loro presenza non basta a risollevare un film greve e irrisolto, per quanto non privo di momenti intriganti.