Non possiamo tornare a casa

We Can't Go Home Again

Anno

Paese

Usa

Generi

Durata

93

Formato

Regista

Sullo schermo scorrono diverse scene girate e interpretate da Nicholas Ray e dai suoi studenti: alcune sequenze che li vedono protagonisti (tutti nei ruoli di loro stessi), incentrate sul malessere sociale dei giovani e su temi politici, si mescolano a immagini di repertorio. Le scene, che spesso coesistono nella stessa inquadratura, sono girate in vari formati (16 e 35 mm, Super8, video sintetizzatore).

Nel 1971, a otto anni di distanza dal suo ultimo film (55 giorni a Pechino, 1963), Nicholas Ray viene chiamato a insegnare all'Università di Binghamton, a New York, presso il dipartimento di cinema fondato da Larry Gottheim e Ken Jacobs. Ne esce questo curioso melting pot di celluloide, certamente avanguardistico ma oggi datato e quasi infruibile. Non è un caso che dietro l'operazione ci sia proprio Nicholas Ray (benché ormai anziano e malato), lui che non fu solo uno dei registi più progressisti, ribelli ed eversivi di Hollywood, ma anche il più sensibile al tema del disagio giovanile. La prima versione del film venne presentata al Festival di Cannes nel '73, ma Ray continuò a lavorare sui materiali fino alla morte, avvenuta nel '79. L'edizione integrale e restaurata, supervisionata dalla vedova Susan, è stata proiettata alla Mostra del cinema di Venezia nel 2011, al centenario della nascita del regista. Conosciuto anche come Non possiamo tornare a casa di nuovo.
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