Ascesa, declino e redenzione di Giwar Hajabi, da piccolo criminale a grande spacciatore fino a quando non verrà arrestato e, dietro le sbarre della prigione, inizierà una nuova vita da rapper con il nome di Xatar (Emilio Sakraya). 

Il regista tedesco Fatih Akin torna dietro la macchina da presa per raccontare l'incredibile storia vera di uno tra i rapper curdi più famosi di sempre. Ripercorrere le cronache di Xatar è ovviamente l'occasione per spaziare all'interno del genere cinematografico provando a offrire al pubblico un fluviale e variegato cammino di formazione che passa attraverso il film biografico, quello storico, bellico, thriller, gangster e, perché no, a tratti musical. Gli spunti sono veramente interessanti ma, come purtroppo troppo spesso accade nel cinema di Akin, le intenzioni cedono presto il passo a una messa in scena barocca e vanitosa, più interessata ad anteporre lo sguardo dell'autore invece che mettersi al servizio del racconto e del personaggio. Certo, le intuizioni non mancano (come il filo rosso dedicato alla musica che attraversa e si "adegua" alle varie decadi oppure l'ossimorico rapporto che intercorre tra la violenza e l'arte), eppure alla fine della visione il film risulta facilmente dimenticabile senza lasciare davvero un segno profondo.
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