Too Much Johnson
Too Much Johnson
Durata
67
Formato
Regista
Augustus Billings, che pretende lo si chiami Alfred Johnson (Joseph Cotten), sedicente proprietario di una piantagione a Cuba, viene scovato dal marito (Edgar Barrier) della sua amante (Arlene Francis) mentre si trova in intimità con lei. L'uomo lo insegue, finché i due non giungono davvero a Cuba.
Si tratta del primo film mai girato da Orson Welles, creduto perduto per moltissimo tempo e ritrovato fortunosamente a Pordenone nel 2008. Il mediometraggio è un documento interessantissimo e prezioso per il cinema wellesiano e la sua comprensione filologica, perché evidenzia, ben tre anni prima di Quarto Potere (1941), molti dei contrassegni stilistici fondamentali che hanno reso il regista americano una pietra miliare assoluta della storia del cinema mondiale: il verticalismo e la vertigine esasperata delle riprese urbane, le inquadrature dal basso che di Welles sono una vera e propria specialità (ben prima di Gregg Toland), l'uso magistrale dei primi piani e dei campi lunghi, delle focali e degli ambienti. Elementi che appaiono davvero significativi, specie alla luce del fatto che la pellicola è solo una gustosa slapstick comedy basata su inseguimenti forsennati e su gag succose ma alquanto elementari. Sulla carta niente di memorabile, dunque, ma l'opera di Welles viene ad assumere inevitabilmente, al di là della sua fruibile gradevolezza, un valore storico e archeologico davvero senza pari. Pensato come intermezzo di uno spettacolo teatrale, all'epoca fu un fiasco e il pubblico lo rifiutò, tant'è che Welles arrivò a mostrarlo solo in sede privata. Si credeva fosse andato distrutto per sempre in seguito a un incendio divampato in casa di Welles a Madrid, dove il regista l'aveva depositato non essendo stato i grado di trovare, come spesso gli capitava, i fondi per portarlo a termine.
Si tratta del primo film mai girato da Orson Welles, creduto perduto per moltissimo tempo e ritrovato fortunosamente a Pordenone nel 2008. Il mediometraggio è un documento interessantissimo e prezioso per il cinema wellesiano e la sua comprensione filologica, perché evidenzia, ben tre anni prima di Quarto Potere (1941), molti dei contrassegni stilistici fondamentali che hanno reso il regista americano una pietra miliare assoluta della storia del cinema mondiale: il verticalismo e la vertigine esasperata delle riprese urbane, le inquadrature dal basso che di Welles sono una vera e propria specialità (ben prima di Gregg Toland), l'uso magistrale dei primi piani e dei campi lunghi, delle focali e degli ambienti. Elementi che appaiono davvero significativi, specie alla luce del fatto che la pellicola è solo una gustosa slapstick comedy basata su inseguimenti forsennati e su gag succose ma alquanto elementari. Sulla carta niente di memorabile, dunque, ma l'opera di Welles viene ad assumere inevitabilmente, al di là della sua fruibile gradevolezza, un valore storico e archeologico davvero senza pari. Pensato come intermezzo di uno spettacolo teatrale, all'epoca fu un fiasco e il pubblico lo rifiutò, tant'è che Welles arrivò a mostrarlo solo in sede privata. Si credeva fosse andato distrutto per sempre in seguito a un incendio divampato in casa di Welles a Madrid, dove il regista l'aveva depositato non essendo stato i grado di trovare, come spesso gli capitava, i fondi per portarlo a termine.