Vic (Pierrette Robitaille) e Flo (Romane Bohringer) sono due ex detenute e amanti che vogliono rifarsi una vita in una casa isolata in mezzo ai boschi. Il passato di una di loro torna però a presentare il conto.



Insieme a Curling (2010), è il film più compatto del regista canadese Denis Côté, e di certo è quello più “concreto” nella rappresentazione dell’impossibile seconda chance sognata dalle protagoniste ex galeotte; questo però senza tradire le coordinate principali della poetica dell’autore (su tutte, l’ambiente come metafora e gabbia della condizione dei personaggi, oltre che come impercettibile ma tangibile presenza metafisica, vera costante del suo cinema), qui, rispetto soprattutto alle opere d’esordio, meno fini a se stesse e più strumentali alla vicenda raccontata e alle interiorità descritte. Il film sfiora le strade del melodramma, dell’introspezione psicologica e dell’horror, costeggiandole senza percorrerne davvero nessuna: è un'opera che, in tal modo, vive soprattutto di accenni e suggestioni, rafforzate e collegate da uno stile di regia sicuro e consapevole. Escludendo il rapporto tra Vic e Flo, nulla è davvero approfondito, ma nonostante ciò (quasi) tutto funziona, a partire dai personaggi secondari, tra cui la cattivissima antagonista (Marie Brassard). Peccato che il finale, troppo onirico e poetico, stoni, lasciando qualche macchia sul risultato complessivo.
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