Il rapporto tra la leggenda canadese Neil Young, uno dei più celebrati musicisti rock di sempre, e il suo gruppo, i Crazy Horse.
Un documentario musicale da cui emerge tutto il talento compositivo di Jim Jarmusch, che si dimostra capace nel lavorare nel mondo della musica rock attraverso i live, con formati video vintage, e instaurando un dialogo diretto con i protagonisti, che in molti documentari del genere spesso è l'aspetto più trascurato. In questo caso la giustapposizione di suggestioni cinematografiche tipiche del cinema del regista riesce a colpire, ma la vicinanza reale di Jarmusch al mondo espressivo di Neil Young resta marginale per poter appassionare lo spettatore, a meno che non sia un fan di prim'ordine del musicista. In Year of the Horse, purtroppo, l'approccio distaccato e minimalista di Jarmusch risulta controproducente: sarebbe stato decisamente più efficace un approccio più caldo e appassionato da parte di un regista che, in tutte le sue pellicole, ha sempre mostrato un amore viscerale verso la musica e i suoi grandi artefici, basti pensare a Daunbailò (1986), con protagonisti Tom Waits e John Lurie, o a Dead Man, con Iggy Pop e le splendide musiche dello stesso Neil Young.