Silenzio e grido
Csend és kiáltás
1968
Paese
Ungheria
Generi
Drammatico, Guerra
Durata
73 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Miklós Jancsó
Attori
Mari Töröcsik
József Madaras
Zoltán Latinovits
Andrea Drahota
András Kozák
Ida Siménfalvy
István Bujtor
Nel contesto della repressione del cosiddetto "Regime dei Consigli", nel 1919, in una fattoria viene ospitato un fuggiasco comunista (András Kozák); sulle sue tracce, un ufficiale dell'esercito (Zoltán Latinovits). La presenza del fuggiasco crea una serie di connessioni e di rapporti ambigui, non solo con l'ufficiale, ma anche all'interno della famiglia del contadino (József Madaras). Terza tappa della trilogia (dopo I disperati di Sandor del 1966 e L'armata a cavallo del 1967) che l'autore ungherese ha dedicato alla storia patria, è un film che ha punti in comune con i due precedenti, ma che segna anche un certo scarto, perlomeno a livello narrativo. Qui, infatti, si seguono con maggiore aderenza le vicende di singoli personaggi, più delineati che nei casi precedenti, e dalle loro sventure si arriva all'analisi del contesto storico. Così, dai paesaggi aperti e dai campi lunghissimi e spesso luminosissimi, si passa al predominio di spazi più chiusi e caratterizzati dal chiaroscuro, che spesso incorniciano i personaggi alla loro condizione e al loro destino. Rimane un certo senso di ineluttabilità della storia, ancora una volta ribadito dal finale: finale che non è atto di ribellione, ma semmai un atto di disperazione, che conferma l'impossibile via di fuga di un popolo dalle decisioni della Storia, vero “Deus Ex Machina”. Meno memorabile dei due precedenti, principalmente a causa di una parte centrale vittima di qualche momento di stanca, è comunque la conferma di un autore estremamente coerente con la sua poetica e il suo rigore stilistico. Presentato in concorso alla Mostra di Venezia.
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