Ombre e nebbia
Shadows and Fog
Durata
85
Formato
Regista
In una cittadina mitteleuropea, durante una nebbiosa notte, il pavido impiegatuccio Kleinman (Woody Allen) è costretto a unirsi a un gruppo di fanatici per dare la caccia al pericoloso serial killer che si aggira tra i sinistri vicoli del paese. Sospettato di essere l'assassino, dovrà passare parecchi guai prima di dimostrare la sua innocenza.
Compagnia di attori di prim'ordine, tra cui spiccano John Malkovich e Mia Farrow; ambientazione affascinante di gusto squisitamente cinéphile, che cita apertamente i tagli di luce espressionisti degli anni '20, strizzando l'occhio a Fritz Lang e Friedrich Wilhelm Murnau, e rende omaggio al microcosmo circense reso immortale da Tod Browning in Freaks (1932); quadro composito di personaggi, in cui ciascuno incarna un ruolo ben preciso (fede, ragione, soprannaturale, amore, morte). Sono tutte caratteristiche di pregio di un film il cui risultato finale è però inferiore alla somma della qualità delle singole componenti. L'atmosfera cupa, che sottolinea una situazione kafkiana di minaccia incombente in cui il germe della violenza e la discordia tra gli uomini lasciano presagire l'ineluttabile presenza del Male, racchiude con efficacia umorismo tagliente, sguardo magico e riflessione metastorica, ma l'ambizioso apologo appare troppo frammentato e il citazionismo ostentato risulta viziato da un eccessivo intellettualismo di fondo. Eccezionale la sequenza nel bordello, il resto è un raffinato esercizio di stile interessato più a piacersi che a piacere. Bianconero contrastato di Carlo Di Palma superiore a ogni elogio. Donald Pleasence rende omaggio al cult polanskiano Cul-de-sac (1966), di cui era stato protagonista. Tiepida accoglienza al Festival di Berlino.
Compagnia di attori di prim'ordine, tra cui spiccano John Malkovich e Mia Farrow; ambientazione affascinante di gusto squisitamente cinéphile, che cita apertamente i tagli di luce espressionisti degli anni '20, strizzando l'occhio a Fritz Lang e Friedrich Wilhelm Murnau, e rende omaggio al microcosmo circense reso immortale da Tod Browning in Freaks (1932); quadro composito di personaggi, in cui ciascuno incarna un ruolo ben preciso (fede, ragione, soprannaturale, amore, morte). Sono tutte caratteristiche di pregio di un film il cui risultato finale è però inferiore alla somma della qualità delle singole componenti. L'atmosfera cupa, che sottolinea una situazione kafkiana di minaccia incombente in cui il germe della violenza e la discordia tra gli uomini lasciano presagire l'ineluttabile presenza del Male, racchiude con efficacia umorismo tagliente, sguardo magico e riflessione metastorica, ma l'ambizioso apologo appare troppo frammentato e il citazionismo ostentato risulta viziato da un eccessivo intellettualismo di fondo. Eccezionale la sequenza nel bordello, il resto è un raffinato esercizio di stile interessato più a piacersi che a piacere. Bianconero contrastato di Carlo Di Palma superiore a ogni elogio. Donald Pleasence rende omaggio al cult polanskiano Cul-de-sac (1966), di cui era stato protagonista. Tiepida accoglienza al Festival di Berlino.