
Giulio Cesare
Julius Caesar
Durata
120
Formato
Regista
Un gruppo di senatori romani guidati da Cassio (John Gielgud), progetta di uccidere Giulio Cesare (Louis Calhern) per impedire che questi trasformi la repubblica in una monarchia. Al complotto prende parte, benché inizialmente reticente, anche Bruto (James Mason), figlio adottivo del dittatore. Marco Antonio (Marlon Brando), amico fraterno di Cesare, dopo la morte di quest'ultimo inizialmente finge di allearsi con i congiurati ma poi muove l'opinione pubblica contro gli assassini.
Adattando l'omonima tragedia di Shakespeare, Mankiewicz riflette sulla forza dell'eloquenza come arte dell'affabulazione e sulle potenzialità dell'uso della parola sia come strumento politico sia come mezzo di finzione attraverso cui esercitare il potere. Attraverso la retorica e l'eloquio ciascun personaggio crea una maschera, un altro se stesso, con cui nascondere i propri limiti e i propri punti deboli (la malattia di Cesare, le incertezze di Bruto, le frustrazioni affettive di Cassio, l'ambizione sfrenata di Marco Antonio). L'ipocrisia e l'invidia tra uomini danno vita a complotti e tradimenti il cui unico scopo è quello di soddisfare egoismi personali: così la poetica del regista trova terreno fertile nel testo di Shakespeare messo in scena con un encomiabile rigore formale, valorizzandone la dimensione teatrale e al contempo garantendo una narrazione mai statica, ma sempre appassionante anche grazie a una regia essenziale che mette in risalto le qualità di ciascun interprete. Grande cast con interpreti in forma smagliante (notevoli le prove di James Mason e John Gielgud), benché a rubare la scena sia uno straordinario Marlon Brando, memorabile nella scena dell'elogio funebre. Oscar alla miglior scenografia.
Adattando l'omonima tragedia di Shakespeare, Mankiewicz riflette sulla forza dell'eloquenza come arte dell'affabulazione e sulle potenzialità dell'uso della parola sia come strumento politico sia come mezzo di finzione attraverso cui esercitare il potere. Attraverso la retorica e l'eloquio ciascun personaggio crea una maschera, un altro se stesso, con cui nascondere i propri limiti e i propri punti deboli (la malattia di Cesare, le incertezze di Bruto, le frustrazioni affettive di Cassio, l'ambizione sfrenata di Marco Antonio). L'ipocrisia e l'invidia tra uomini danno vita a complotti e tradimenti il cui unico scopo è quello di soddisfare egoismi personali: così la poetica del regista trova terreno fertile nel testo di Shakespeare messo in scena con un encomiabile rigore formale, valorizzandone la dimensione teatrale e al contempo garantendo una narrazione mai statica, ma sempre appassionante anche grazie a una regia essenziale che mette in risalto le qualità di ciascun interprete. Grande cast con interpreti in forma smagliante (notevoli le prove di James Mason e John Gielgud), benché a rubare la scena sia uno straordinario Marlon Brando, memorabile nella scena dell'elogio funebre. Oscar alla miglior scenografia.