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Anna
Anna
Durata
118
Formato
Regista
Anna (Sasha Luss), misteriosa ex modella dotata di sorprendente bellezza e indomabile forza e abilità, diventa una degli assassini del governo più temuti al mondo.
Luc Besson realizza un action movie al femminile, debole e poco credibile, dove una bellissima “hitwoman” si ritrova a lavorare per i servizi segreti russi: il KBG. Le scene d’azione sono senza sostanza, scontate, fin troppo grossolane e prive di carica adrenalinica; per non parlare di una spettacolarizzazione esagerata e immotivata del sesso e della violenza, alimentata da musiche non proprio adatte alle situazioni. Numerosi i colpi di scena che ribaltano le carte in gioco, dove grazie all’escamotage dei numerosi flashback ci vengono rivelate situazioni nascoste in precedenza. Gli spunti di riflessioni cadono in facili banalità: la figura femminile, impavida e determinata, dovrà riuscire a soverchiare un sistema maschilista e finalmente godere della propria libertà. Anche l’accenno all’universo modaiolo viene stereotipato all’ennesima potenza. Besson dipinge un mondo senza speranza, la morte di ogni rapporto umano in cui la falsità regna incontrastata: rimane solo la voglia di scappare, in solitudine, su un’isola delle Hawaii. I personaggi, a partire proprio dalla protagonista, sono poco caratterizzati, senza sfumature, in grado di creare poca empatia con lo spettatore. Di conseguenza, le performance attoriali risultano fiacche e nessuno del cast riesce a brillare a dovere. In conclusione, è un film piatto, pieno di cliché sprezzanti, senza pathos, ben lontano dall’idea di una funzionale e affascinante combinazione tra romanticismo e azione, come nell’incantevole León o in Nikita, con cui questo Anna ha più di un punto di contatto. Il risultato è un film mainstream in cui è davvero difficile trovare l’emozione.
Luc Besson realizza un action movie al femminile, debole e poco credibile, dove una bellissima “hitwoman” si ritrova a lavorare per i servizi segreti russi: il KBG. Le scene d’azione sono senza sostanza, scontate, fin troppo grossolane e prive di carica adrenalinica; per non parlare di una spettacolarizzazione esagerata e immotivata del sesso e della violenza, alimentata da musiche non proprio adatte alle situazioni. Numerosi i colpi di scena che ribaltano le carte in gioco, dove grazie all’escamotage dei numerosi flashback ci vengono rivelate situazioni nascoste in precedenza. Gli spunti di riflessioni cadono in facili banalità: la figura femminile, impavida e determinata, dovrà riuscire a soverchiare un sistema maschilista e finalmente godere della propria libertà. Anche l’accenno all’universo modaiolo viene stereotipato all’ennesima potenza. Besson dipinge un mondo senza speranza, la morte di ogni rapporto umano in cui la falsità regna incontrastata: rimane solo la voglia di scappare, in solitudine, su un’isola delle Hawaii. I personaggi, a partire proprio dalla protagonista, sono poco caratterizzati, senza sfumature, in grado di creare poca empatia con lo spettatore. Di conseguenza, le performance attoriali risultano fiacche e nessuno del cast riesce a brillare a dovere. In conclusione, è un film piatto, pieno di cliché sprezzanti, senza pathos, ben lontano dall’idea di una funzionale e affascinante combinazione tra romanticismo e azione, come nell’incantevole León o in Nikita, con cui questo Anna ha più di un punto di contatto. Il risultato è un film mainstream in cui è davvero difficile trovare l’emozione.
