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Cartoline dall'inferno
Postcards from the Edge
Durata
101
Formato
Regista
Suzanne (Meryl Streep), attrice non più giovanissima e tossicomane, per continuare a lavorare è costretta a dividere il tetto con la madre Doris (Shirley MacLaine), ex stella di Hollywood attaccata alla bottiglia, manipolatrice, egocentrica e incapace di trattare la figlia come un'adulta.
Ispirato all'omonimo, e parzialmente autobiografico, romanzo dell'attrice Carrie Fisher, anche sceneggiatrice del film, Cartoline dall'inferno è uno dei titoli meno ispirati dell'intera carriera di Mike Nichols: quest'ultimo però sembra essersi divertito moltissimo – ma più come uno spettatore incuriosito che come autore – a orchestrare un racconto familiare deprimente, sardonico ed estenuante. Il film è abbastanza autonomo e scorre godibilmente, ma si ha come la sensazione che avrebbe potuto essere migliore con una mano più “sicura”, e quella di Nichols, in questo caso, non lo è mai troppo. Se forse la Fisher, purtroppo vittima dell'abuso di droghe, avesse avuto le redini dell'operazione, ne sarebbe risultato un film più compatto e consapevole, ancor più feroce nelle sue dure critiche alle leggi dello showbiz e di chi lo abita. Buoni i momenti musicali e, soprattutto, la gara di talenti tra Meryl Streep e Shirley MacLaine: quest'ultima è garanzia di scintillante vitalità, mentre la Streep consegna una delle sue prove in commedia più sfumate e complesse. La leggendaria Debbie Reynolds, madre di Carrie Fisher, lottò per avere il ruolo di Doris (che però, come avrebbe ammesso la Fisher, non era ispirato alla genitrice), ma subì il rifiuto di Nichols, che la considerò «non adatta alla parte».
Ispirato all'omonimo, e parzialmente autobiografico, romanzo dell'attrice Carrie Fisher, anche sceneggiatrice del film, Cartoline dall'inferno è uno dei titoli meno ispirati dell'intera carriera di Mike Nichols: quest'ultimo però sembra essersi divertito moltissimo – ma più come uno spettatore incuriosito che come autore – a orchestrare un racconto familiare deprimente, sardonico ed estenuante. Il film è abbastanza autonomo e scorre godibilmente, ma si ha come la sensazione che avrebbe potuto essere migliore con una mano più “sicura”, e quella di Nichols, in questo caso, non lo è mai troppo. Se forse la Fisher, purtroppo vittima dell'abuso di droghe, avesse avuto le redini dell'operazione, ne sarebbe risultato un film più compatto e consapevole, ancor più feroce nelle sue dure critiche alle leggi dello showbiz e di chi lo abita. Buoni i momenti musicali e, soprattutto, la gara di talenti tra Meryl Streep e Shirley MacLaine: quest'ultima è garanzia di scintillante vitalità, mentre la Streep consegna una delle sue prove in commedia più sfumate e complesse. La leggendaria Debbie Reynolds, madre di Carrie Fisher, lottò per avere il ruolo di Doris (che però, come avrebbe ammesso la Fisher, non era ispirato alla genitrice), ma subì il rifiuto di Nichols, che la considerò «non adatta alla parte».
