Fuochi nella pianura
Nobi
Durata
108
Formato
Regista
Filippine, ultimi giorni della Seconda guerra mondiale. Il soldato giapponese Tamura (Eiji Funakoshi) si ritrova abbandonato dal suo comando, rifiutato all'ospedale militare e costretto a vagare da solo nella giungla. La fame sarà il più grande nemico che dovrà affrontare.
Tratto dal potente romanzo di Shohei Ooka, Fuochi nella pianura è uno dei più importanti film bellici realizzati nella terra del Sol Levante. Valorizzato da una splendida fotografia in bianco e nero, si tratta di una vera e propria lezione di cinema, dove tutti gli ingredienti sono equilibrati al punto giusto. Kon Ichikawa dirige, allo stesso tempo, con grande rigore (perfetti i tempi di montaggio) e con straordinaria ferocia (anche i dettagli più macabri vengono mostrati, carne marcescente compresa). Il cannibalismo è soltanto l'ultima tappa di un lungo percorso nelle profondità del lato più oscuro dell'anima umana, portato alla ribalta dalla “follia della guerra”: tematica che viene trattata con enorme spessore e mai banalizzata nel corso dei 108 minuti di durata. Oltrepassare ogni limite diventa, per i soldati, l'unica chiave per poter sopravvivere. Raramente, nella storia del cinema, il genere bellico ha osato tanto, mostrando tali orrori senza mai un attimo di tregua e senza mai distogliere lo sguardo. Strepitoso e meritatamente premiato al Festival di Locarno nel 1961 con la Vela d'oro: ai tempi il riconoscimento più importante della kermesse svizzera. Dallo stesso romanzo trarrà un film anche Shin'ya Tsukamoto nel 2014.
Tratto dal potente romanzo di Shohei Ooka, Fuochi nella pianura è uno dei più importanti film bellici realizzati nella terra del Sol Levante. Valorizzato da una splendida fotografia in bianco e nero, si tratta di una vera e propria lezione di cinema, dove tutti gli ingredienti sono equilibrati al punto giusto. Kon Ichikawa dirige, allo stesso tempo, con grande rigore (perfetti i tempi di montaggio) e con straordinaria ferocia (anche i dettagli più macabri vengono mostrati, carne marcescente compresa). Il cannibalismo è soltanto l'ultima tappa di un lungo percorso nelle profondità del lato più oscuro dell'anima umana, portato alla ribalta dalla “follia della guerra”: tematica che viene trattata con enorme spessore e mai banalizzata nel corso dei 108 minuti di durata. Oltrepassare ogni limite diventa, per i soldati, l'unica chiave per poter sopravvivere. Raramente, nella storia del cinema, il genere bellico ha osato tanto, mostrando tali orrori senza mai un attimo di tregua e senza mai distogliere lo sguardo. Strepitoso e meritatamente premiato al Festival di Locarno nel 1961 con la Vela d'oro: ai tempi il riconoscimento più importante della kermesse svizzera. Dallo stesso romanzo trarrà un film anche Shin'ya Tsukamoto nel 2014.