Sobborghi
Okraina
Durata
98
Formato
Regista
Una piccola città della Russia zarista al tempo della Prima guerra mondiale e della Rivoluzione d'Ottobre, un luogo nel quale il subentrare dei conflitti lascia delle tracce sensibili sulla popolazione, tra amori impossibili che sbocciano tra membri delle fazioni opposte e una tragedia pubblica che si mescola con quella privata.
L'opera più significativa di Boris Barnet, un film non gradito alle autorità sovietiche quando uscì e molto poco allineato con i dettami dell'Urss ma, non a caso, la tappa più avanzata e memorabile nella carriera del grande autore, che vi portò a compimento la propria poetica toccando vette altissime per spessore cinematografico e statura espressiva. Tra drammaticità marcata e distensione di tale componente attraverso il filtro del distacco ironico, una peculiarità tra le più geniali e ragguardevoli di Barnet, il cineasta tiene in pugno l'intera vicenda giostrando magnificamente particolare e universale, intimità e coralità, spaziando dall'affresco alla denuncia, dal film bellico al melodramma sociale, con una capacità di oscillare da un livello all'altro della messa in scena che ha dell'incredibile. Quella di Barnet è una pellicola vitale, destrutturata e coinvolgente, che rifiuta la compattezza monolitica del canonico film di regime per puntare su una frammentazione concentrica dei punti di vista che è invece autenticamente rivoluzionaria, sotto il profilo sia storico-politico che artistico e formale. Una tappa fondamentale nel cinema russo dell'epoca. Tratto da un racconto di Konstantin Finn, anche co-sceneggiatore insieme allo stesso Barnet.
L'opera più significativa di Boris Barnet, un film non gradito alle autorità sovietiche quando uscì e molto poco allineato con i dettami dell'Urss ma, non a caso, la tappa più avanzata e memorabile nella carriera del grande autore, che vi portò a compimento la propria poetica toccando vette altissime per spessore cinematografico e statura espressiva. Tra drammaticità marcata e distensione di tale componente attraverso il filtro del distacco ironico, una peculiarità tra le più geniali e ragguardevoli di Barnet, il cineasta tiene in pugno l'intera vicenda giostrando magnificamente particolare e universale, intimità e coralità, spaziando dall'affresco alla denuncia, dal film bellico al melodramma sociale, con una capacità di oscillare da un livello all'altro della messa in scena che ha dell'incredibile. Quella di Barnet è una pellicola vitale, destrutturata e coinvolgente, che rifiuta la compattezza monolitica del canonico film di regime per puntare su una frammentazione concentrica dei punti di vista che è invece autenticamente rivoluzionaria, sotto il profilo sia storico-politico che artistico e formale. Una tappa fondamentale nel cinema russo dell'epoca. Tratto da un racconto di Konstantin Finn, anche co-sceneggiatore insieme allo stesso Barnet.