Il criminale incallito Johnny Bannion (Stanley Baker) finisce in cella dopo una rapina all'ippodromo, tradito dalla sua ex compagna Maggie (Jill Bennet) e dal suo socio Mike Carter (Sam Wanamaker). La situazione cambia completamente quando viene informato che la sua donna (Margit Saad) è stata sequestrata proprio da Mike, il quale vuole il bottino come riscatto. Per uscire di prigione, Johnny è costretto a fare un patto con il boss Frank Saffron (Grégoire Aslan), che in realtà trama contro di lui.

La pellicola che contribuì definitivamente al rilancio (anche commerciale) di Losey è un'opera ricca di pregi quanto di difetti che, col passare degli anni, ha assunto una certa fama nel cinema di genere carcerario. Eppure è proprio il versante da prison-movie a convincere meno, popolato di caratteri fin troppo “tipici” e troppo preoccupato a rendere la claustrofobia della prigione con soluzioni espressioniste (fotografia di Robert Krasker). È invece l'approfondimento psicologico sulle motivazioni e le ragioni di un “deviato” (come spesso in Losey) a segnare punti a favore del film, così come l'asciutta tensione di scene come la rapina o l'amaro finale. Molto convincente Stanley Baker che, con la sua faccia da “proletario inglese”, passa dal ruolo del poliziotto di L'inchiesta dell'ispettore Morgan (1959), dello stesso Losey, a quello del criminale. Rieditato come The Concrete Jungle per il mercato americano.
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