Mr. Klein
Mr. Klein
Durata
123
Formato
Regista
Robert Klein (Alain Delon) è un mercante d'arte nella Parigi occupata dai nazisti che non disdegna di comprare a poco prezzo opere d'arte dagli ebrei bisognosi di denaro per rivenderle con il massimo profitto. La sua vita di successo e apparentemente felice è sconvolta, con lentezza ma implacabilmente, da un fatto in apparenza insignificante: un giornale giudaico viene recapitato al suo indirizzo, rivelandogli l'esistenza di un suo omonimo. Le sue ricerche per dare un volto a questo individuo da una parte insospettiranno le autorità, dall'altra lo spingeranno a mischiarsi, più o meno consapevolmente, ai deportarti bersaglio dei rastrellamenti di tedeschi e collaborazionisti.
Pellicola glaciale, spietata e diretta con occhio quasi “clinico” (come dimostrato dalle prime due sequenze) da Losey, con pulizia e rigore ineguagliati e interpretato da un Delon praticamente perfetto e per il quale è impossibile pensare a un eventuale sostituto nel ruolo. I limiti del distacco e della calligrafia sono superati dalla profonda riflessione su un uomo e la società che lo forma e condiziona, certo non inedita per l'autore, ma che acquista nuova linfa dall'incontro con la Storia, come avveniva in Per il re e per la patria (1964). I dubbi del protagonista si riverberano nello spettatore: l'identità, il doppio e la meno scontata propensione all'autodistruzione di un uomo dall'animo repellente, che forse cerca una catarsi condividendo il destino delle vittime di cui si era approfittato con i suoi affari. La ricercata neutralità è forse alla fine il limite per cui Mr. Klein non riesce a diventare un capolavoro o una parabola universale, ma resta una tappa fondamentale nella carriera tanto del regista quanto di Alain Delon. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
Pellicola glaciale, spietata e diretta con occhio quasi “clinico” (come dimostrato dalle prime due sequenze) da Losey, con pulizia e rigore ineguagliati e interpretato da un Delon praticamente perfetto e per il quale è impossibile pensare a un eventuale sostituto nel ruolo. I limiti del distacco e della calligrafia sono superati dalla profonda riflessione su un uomo e la società che lo forma e condiziona, certo non inedita per l'autore, ma che acquista nuova linfa dall'incontro con la Storia, come avveniva in Per il re e per la patria (1964). I dubbi del protagonista si riverberano nello spettatore: l'identità, il doppio e la meno scontata propensione all'autodistruzione di un uomo dall'animo repellente, che forse cerca una catarsi condividendo il destino delle vittime di cui si era approfittato con i suoi affari. La ricercata neutralità è forse alla fine il limite per cui Mr. Klein non riesce a diventare un capolavoro o una parabola universale, ma resta una tappa fondamentale nella carriera tanto del regista quanto di Alain Delon. Presentato in concorso al Festival di Cannes.