Yuri (Roberto De Francesco), mentre sta aspettando il treno che lo porterà lontano dalla città di provincia dove è cresciuto, ripensa alla sua infanzia e alla sua adolescenza. I pensieri vagano tra amori, presa di coscienza politica, delusioni l'amicizia con Razzo (Sergio Rubini), un ragazzo carismatico a cui è toccata una tragica fine.

Per il suo lungometraggio d'esordio, Giuseppe Piccioni porta sullo schermo più di uno spunto autobiografico: anche lui, come il protagonista, è originario di una città di provincia (Ascoli Piceno) dove ha vissuto le complesse dinamiche degli anni Sessanta e Settanta. Nel film, costruito come un lungo flashback, è ben presente la componente familiare e privata, affiancata da riferimenti a un mondo in cambiamento. Un'opera sincera, capace di trasmettere le emozioni per le piccole cose: l'arrivo del televisore in casa, la lettura dei fumetti de Il grande Blek, le serate con gli amici, gli approcci alle ragazze, i primi amori. Lo sguardo del regista è sentito, mosso da un autentico spirito nostalgico che però pecca di qualche ingenuità. L'affresco rimane debole, i passaggi davvero significativi cedono spesso il posto a soluzioni troppo sbrigative. Una curiosità: è l'unico film a cui Lucio Battisti ha concesso l'utilizzo delle sue canzoni.
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