Fuori dal mondo
Durata
100
Formato
Regista
Caterina (Margherita Buy), suora in attesa di prendere i voti perpetui, attraversando un parco trova un neonato abbandonato. Dopo averlo portato in ospedale, si mette sulle tracce della madre. Nel corso della sua ricerca, si imbatte in Ernesto (Silvio Orlando), insoddisfatto e solitario proprietario della lavanderia in cui ha lavorato la mamma del piccolo: l'uomo sospetta di essere il padre del bimbo.
Giuseppe Piccioni punta in alto e si misura con temi difficili: la spiritualità, la vocazione, la famiglia e gli abusi spesso nascosti dietro alla facciata benpensante. Il regista dimostra un'ottima capacità nel gestire una galleria di personaggi straniati e "fuori dal mondo", in balìa di vite su cui sembrano perdere continuamente il controllo, forse per paura di compiere l'azione sbagliata. E tutto trova l'esatto compimento in un racconto lineare dove la crescita interiore dei personaggi corrisponde alla tanto attesa (e inaspettata) realizzazione esistenziale, esemplificata dalla forza dei sentimenti all'interno di un nucleo familiare non convenzionale. Regia basica ma intelligente nel mantenere un equilibrio non facile tra le storie che si intrecciano, con il pregio di non cadere in tragiche drammatizzazioni. Un bell'esempio di cinema morale e non moralistico, solo a tratti scolastico e un po' didascalico, in cui l'impegno non scade mai nella descrizione autoreferenziale. Orlando meglio della Buy. Musiche di Ludovico Einaudi, fotografia di Luca Bigazzi.
Giuseppe Piccioni punta in alto e si misura con temi difficili: la spiritualità, la vocazione, la famiglia e gli abusi spesso nascosti dietro alla facciata benpensante. Il regista dimostra un'ottima capacità nel gestire una galleria di personaggi straniati e "fuori dal mondo", in balìa di vite su cui sembrano perdere continuamente il controllo, forse per paura di compiere l'azione sbagliata. E tutto trova l'esatto compimento in un racconto lineare dove la crescita interiore dei personaggi corrisponde alla tanto attesa (e inaspettata) realizzazione esistenziale, esemplificata dalla forza dei sentimenti all'interno di un nucleo familiare non convenzionale. Regia basica ma intelligente nel mantenere un equilibrio non facile tra le storie che si intrecciano, con il pregio di non cadere in tragiche drammatizzazioni. Un bell'esempio di cinema morale e non moralistico, solo a tratti scolastico e un po' didascalico, in cui l'impegno non scade mai nella descrizione autoreferenziale. Orlando meglio della Buy. Musiche di Ludovico Einaudi, fotografia di Luca Bigazzi.