A causa di un banale errore burocratico, il maestro ligure Marco Tullio Sperelli (Paolo Villaggio) viene mandato a insegnare in una scuola elementare della periferia napoletana. Si scontrerà con una realtà degradata e, dopo un iniziale impatto traumatico, si affezionerà ai suoi piccoli alunni.

Tratto dal libro omonimo del maestro elementare Marcello D'Orta, raccolta di veri temi di alunni in una scuola di Arzano (Napoli), Io speriamo che me la cavo è un passaggio al realismo romanzato (e scevro da inserti grotteschi) per Lina Wertmüller, alle prese con un racconto sociale inframmezzato da guizzi ironici. Il risultato è deludente: una commediola insipida che inneggia al potere dell'educazione per aiutare chi è cresciuto in contesti problematici, tratteggiata mediante una didascalica aura verista e, di conseguenza, incoerente nelle derive macchiettistiche (la quotidianità della famiglia Aiello). Didascalico, retorico e presuntuosetto: non certo una delle prove più brillanti offerte dalla Wertmüller. Paolo Villaggio, in ogni caso, offre un'efficace performance. Paolo Bonacelli è Ludovico Mazzullo. Scritto dalla regista con Alessandro Bencivenni, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Domenico Saverni e Andrej Longo consulente ai dialoghi.
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