My Beautiful Laundrette

La famiglia Hussein, di origine pakistana, vive a Londra negli anni del governo di Margaret Thatcher. Nassim (Saeed Jaffrey), integrato nella comunità e con velleità piccolo-imprenditoriali, offre al nipote Omar (Gordon Warnecke) la possibilità di fare soldi dirigendo una lavanderia. Il ragazzo, omosessuale, prende come socio Johnny (Daniel Day-Lewis), antico amore che adesso batte la fiacca insieme a gang di razzisti e malfattori.

Thatcherismo, omosessualità, integrazione razziale, anni Ottanta. Troppa carne al fuoco? Probabilmente. Stephen Frears, che dirige un film à là Loach, sa tuttavia come intrecciare abilmente acuta indagine sociologica a più d'una pertinente evoluzione narrativa. Emerge, come risultato, un'opera completa, dignitosa e ordinata. My Beautiful Laundrette, sebbene imperfetto e facilmente destinato a invecchiare, è un documento intenso e interessante su alcuni momenti importanti nella storia della Gran Bretagna, e sulla capacità di un autore di analizzare in maniera nervosa e interessante un racconto non semplice, dolente e ricco di sfumature. Non c'è un solo sentimento, nel film di Frears, che sia tratteggiato con pur minima traccia di superficialità. La sceneggiatura, robusta, precisa e candidata all'Oscar, è firmata da Hanif Kureishi, che avrebbe curato anche (sempre per la regia di Frears) Sammy e Rosie vanno a letto(1987).