Irlanda, Dublino. Quando la giovane Sharon (Tina Kellegher) rimane incinta di un uomo di cui non vuole svelare l'esistenza, l'angoscia invade gli animi della sua famiglia – soprattutto quello del padre (Colm Meaney) – degli amici e dei conoscenti del quartiere popolare in cui vive. La ragazza sostiene di essere stata ingravidata da un marinaio spagnolo, ma la verità è un'altra.

Ispirato all'omonimo romanzo (1990) dell'irlandese Roddy Doyle, The Snapper è una commedia a forma di incubo emblematica del talento del suo autore, Stephen Frears, che gestisce con fermezza un racconto quasi edificante e ai limiti del buonismo, nonostante alcune venature ciniche di non trascurabile portata. Frears, come Ken Loach, è un regista d'atmosfera, e poco importa se i suoi film sono slabbrati, o poco coesi, o incapaci di mantenere tensioni e vibrazioni con fermezza. Quello che importa è restituire allo spettatore un'atmosfera che, nel cinema britannico di quegli anni, in tanti si sono impegnati a ricreare. Prodotto dalla BBC, circolato in TV e poi in sala. La trilogia di Barrytown, tratta dai romanzi di Doyle (il cognome originale della famiglia, Rabbitte, diventa qui ‘Curley' per motivi di conflitto con la 20th Century Fox, detentrice dei diritti), è stata inaugurata al cinema da The Commitments (1991) di Alan Parker e conclusa nel 1995 da Due sulla strada – The Van, sempre per la regia di Frears.
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