Due ragazzini (Richard Thomas e Peter Clark) decidono di ravvivare il loro fine settimana allestendo una finta rissa con coltelli: uno dei due viene ferito per davvero, e finisce in ospedale, interrogato dalla polizia che vuole sapere chi l'abbia colpito. L'altro fugge, e sul suo cammino incontra i membri di una baby gang punk.

Scritto da Stephen Poliakoff e distribuito per il circuito televisivo, è uno dei lavori meno memorabili della carriera del discontinuo Stephen Frears. Bloody Kids vive innegabilmente dell'atmosfera che il regista riesce a creare, ma finisce per avvolgersi intorno a uno script mediocre: lo sviluppo narrativo, che eccede nel raccontare situazioni personaggi in un contesto di estrema violenza, vorrebbe valicare i confini dell'autocompiacimento e sposare la causa della contemporaneità britannica e dei suoi luoghi di consumo, del disagio giovanile, della fascinazione mediatica. Il film, però, finisce per allontanarsi da tracce identitarie precise, preferendo immergersi tra le onde di un formalismo allucinatorio che Frears, ancora alle prime esperienze, non è pronto a potersi permettere. E il discorso sociologico, purtroppo, è ancora troppo debole.
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