L'opera da tre soldi

Londra, 1928. Il gangster Mackie Messer (Rudolf Forster) si mette contro il capitalista e “amico dei mendicanti” Peachum (Fritz Rasp). Messer vorrebbe sposare sua figlia (Carola Neher) anche senza avere il suo permesso.

Adattamento della celebre pièce di Bertolt Brecht, su sceneggiatura di Béla Balász, Léo Lania e Ladislaus Vajda. Pabst ribalta l'immaginario brechtiano e punta su una narrazione tradizionale e realistica, che stempera la critica sociale del testo di partenza. Da un lato, così, perde in spessore, ma dall'altro riesce a reinventare la pièce in un'ottica prettamente cinematografica. Il fascino visivo è impressionante, soprattutto nella rappresentazione di una Londra cupa e minacciosa, e in un montaggio che scandisce bene i tempi dell'azione. Sono gli stessi pregi che aveva il cinema di Pabst ai tempi del muto (Lulù – Il vaso di Pandora del 1929), qui ripresi un po' comodamente ma sempre utilizzati con grande cura formale e straordinaria capacità tecnica. Brecht detestò la pellicola tanto da far causa al regista per aver sminuito il significato del suo lavoro originale: il tribunale diede ragione a Pabst.