Durante la guerra civile russa, una giovane francese (Édith Jéhanne) e un ragazzo bolscevico (Uno Henning) cercano di ritrovarsi e rimanere insieme nonostante i tanti ostacoli sul loro cammino. Tra questi c'è anche il viscido Khalibiev (Fritz Rasp), deciso a ostacolare la loro relazione.

Georg Wilhelm Pabst unisce melodramma e film storico in questa pellicola dall'andamento altalenante. Il regista riesce a rimanere il più fedele possibile alla sua visione realistica, evita vezzi autocompiaciuti e fa recitare gli attori in maniera sobria, puntando su interpretazioni sotto le righe e mai urlate. L'inizio è splendido e più volte citato negli annali di storia del cinema muto: alcuni dettagli mostrano la personalità del personaggio ancora prima di mostrarcelo integralmente. È una bella soluzione per approfondire la psicologia del protagonista, arrivando a farcela conoscere passo dopo passo. Peccato che, nonostante una cinepresa mobile e capace di virtuosismi interessanti, con il passare dei minuti le sequenze così incisive siano sempre meno, fino a una seconda parte quasi del tutto priva di verve. Ottima prova di Fritz Rasp, perfetto nei panni del villain di turno.
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