Parigi brucia

Parigi, agosto 1944. Le truppe alleate stanno raggiungendo la capitale francese dopo aver scoperto dell'intenzione di Hitler di distruggere, prima della ritirata delle truppe tedesche, tutti i simboli storici della città. Il piano nazista è destinato a fallire sia grazie alla resistenza francese, sia per merito della precisa volontà del governatore militare tedesco, il generale Dietrich von Choltitz (Gert Fröbe) che disubbidì all'ordine del Führer.

Pomposo bignamino bellico con chiari intenti celebrativi che ne ridimensionano sensibilmente la portata cinematografica. Eccessivo (nella durata, nel pantagruelico cast che colleziona divi internazionali, nello sfoggio di enfatica retorica) e sfarzoso nella forma (con tanto di preludio e intermezzo musicale che richiamano all'opera lirica), il film è un affresco storico polifonico, affascinante dal punto di vista visivo (anche per come sa unire girato ex novo e immagini di repertorio), interessante per l'insolito taglio da kolossal e lo sfarzo produttivo ma deludente nella resa filmica. Si ha infatti l'impressione di assistere a un prodotto agiografico e anonimo, ben confezionato ma privo di mordente, spettacolare ma al contempo troppo attento a mantenersi nei limiti del politicamente corretto per risultare incisivo o quanto meno interessante nel descrivere un'epoca ricca di contraddizioni e un clima di costante tensione e angoscia, cedendo troppo spesso il fianco a un manicheismo didascalico e superficiale. La sceneggiatura è firmata da Gore Vidal e Francis Ford Coppola partendo dall'omonimo libro di Larry Collins e Dominique LaPierre. Sostanzialmente un'occasione mancata. Il titolo del film si rifà alla domanda che Hitler fece telefonicamente, tentando di mettersi in comunicazione con Choltitz, impegnato a firmare la resa: Ist Paris verbrennt? (Parigi è bruciata?).