Paris nous appartient

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141

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Regista

Parigi, 1957. Anne Goupil (Betty Schneider), studentessa di letteratura, conosce un giornalista americano, Philip Kaufman (Daniel Crohem), e Gerand Lenz (Giani Esposito), un regista teatrale che vorrebbe portare sul palcoscenico il Pericle di Shakespeare e che si sente minacciato dopo il presunto assassinio di un suo amico spagnolo.

Uno dei registi più eminenti della Nouvelle Vague compie la stessa trafila già portata a termine da Truffaut e Godard, che avevano esordito alla regia dopo aver militato come critici cinematografici per la rivista Cahiers du Cinéma. L'opera prima di Rivette denota molti dei tracci tipici del cinema dell'autore: è un film fluviale e arzigogolato, girato per due anni e intricatissimo per quel che riguarda la vicenda e le traiettorie interne del racconto. Vessato tanto dalla diluizione quanto dall'arrovellamento senza sosta cui il regista costringe i personaggi, interessa e desta attenzione e partecipazione solo in momenti molto isolati e per il resto, nonostante il fascino dell'operazione, rimane un guazzabuglio con qualche infamia e senza troppa lode. Storicamente, a ogni modo, la sua importanza è innegabile, avendo rivelato al mondo l'anima teatrale e giocosa di un autore importante e decisivo per la modernità cinematografica intesa come lavoro volto a plasmare materiali eterogenei. Che tuttavia, in questo caso, non trovano mai un'adeguata modellatura.
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