La duchessa di Langeais
Ne touchez pas la hache
Durata
137
Formato
Regista
Un generale francese (Guillaume Depardieu), agli ordini del sovrano spagnolo Ferdinando VII, approda su un'isola situata in territorio spagnolo, con la missione di reintegrare il potere del suo re. L'uomo, però, è più interessato a cercare una donna di cui è innamoratissimo da anni, e che a quanto pare si trova proprio nel monastero dell'isola.
A partire dall'omonimo romanzo di Honoré de Balzac, il regista Jacques Rivette, giunto a ottant'anni, non arretra di un millimetro rispetto ai suoi connotati stilistici, che i cinefili duri e puri di tutto il mondo hanno imparato ad apprezzare e, in qualche caso, addirittura ad amare. La rielaborazione autoriale che Rivette opera sulla parola scritta, scarnificandola e frammentandola nel passaggio all'immagine, presenta però le medesime paludi e le solite falle di sempre, tra le quali spicca anche in questo caso una lentezza così calibrata e analitica da sfiancare la bellezza delle immagini, rendendole in molte occasioni opache e distanti. La vocazione contemplativa di Rivette, che un tempo poteva passare per liturgica e sacrale, all'alba del terzo millennio sembra solo polverosa e sorpassata. Ponendo, inevitabilmente, un muro invalicabile tra sé e lo spettatore, a dispetto di qualche sparuta epifania cui purtroppo si fatica a dare un seguito, preferendo ammiccamenti retrò e momenti imbalsamati.
A partire dall'omonimo romanzo di Honoré de Balzac, il regista Jacques Rivette, giunto a ottant'anni, non arretra di un millimetro rispetto ai suoi connotati stilistici, che i cinefili duri e puri di tutto il mondo hanno imparato ad apprezzare e, in qualche caso, addirittura ad amare. La rielaborazione autoriale che Rivette opera sulla parola scritta, scarnificandola e frammentandola nel passaggio all'immagine, presenta però le medesime paludi e le solite falle di sempre, tra le quali spicca anche in questo caso una lentezza così calibrata e analitica da sfiancare la bellezza delle immagini, rendendole in molte occasioni opache e distanti. La vocazione contemplativa di Rivette, che un tempo poteva passare per liturgica e sacrale, all'alba del terzo millennio sembra solo polverosa e sorpassata. Ponendo, inevitabilmente, un muro invalicabile tra sé e lo spettatore, a dispetto di qualche sparuta epifania cui purtroppo si fatica a dare un seguito, preferendo ammiccamenti retrò e momenti imbalsamati.