Recita a quattro
La bande des quatres
Durata
160
Formato
Regista
Quattro ragazze alle prese con una scuola di recitazione, che oltre a essere compagne di palcoscenico sono anche coinquiline. Una di loro, Anna (Fejria Deliba), viene aggredita, ma riesce a scamparla in circostanze fortuite. L'equilibrio del loro microcosmo diviso tra vita e teatro è però destinato a incrinarsi.
Da molti considerato il massimo compimento dello stile di Rivette, oltre che un efficace compendio del suo cinema, Una recita a quattro è in realtà un'opera che non si sottrae dagli sbandamenti torrenziali e compiaciuti del cinema dell'autore, e anche se risulta più ambizioso e impressionante di altri suoi lavori, è comunque arrovellante e ripiegato farraginosamente su se stesso. Ancora una volta Rivette si gioca la carta dello spaccato femminile corale, gira moltissime sequenze teatrali, con un occhio a Racine e uno a Molière, ma eccede fatalmente in fronzoli e svolazzi, in descrizioni esornative, in rifiniture eccessive e tutt'altro che essenziali. La sceneggiatura, firmata dall'autore con Pascal Bonitzer e Christine Laurent, esagera anche con le triangolazioni tra i personaggi, e mette troppa carne al fuoco senza ammansire e dosare gli stimoli, sforando nel sensazionalismo. Cosa non frequente, a dire il vero, per Rivette, che rimane comunque un regista abbastanza piano e dimesso, piuttosto ostile all'enfasi e alle sottolineature didascaliche. La deriva thriller dell'intreccio è forse la cosa più vitale del film, ma stenta anch'essa a convincere appieno, e rimane un presupposto atmosferico (tentato) più che una prospettiva di genere adeguatamente sviluppata.
Da molti considerato il massimo compimento dello stile di Rivette, oltre che un efficace compendio del suo cinema, Una recita a quattro è in realtà un'opera che non si sottrae dagli sbandamenti torrenziali e compiaciuti del cinema dell'autore, e anche se risulta più ambizioso e impressionante di altri suoi lavori, è comunque arrovellante e ripiegato farraginosamente su se stesso. Ancora una volta Rivette si gioca la carta dello spaccato femminile corale, gira moltissime sequenze teatrali, con un occhio a Racine e uno a Molière, ma eccede fatalmente in fronzoli e svolazzi, in descrizioni esornative, in rifiniture eccessive e tutt'altro che essenziali. La sceneggiatura, firmata dall'autore con Pascal Bonitzer e Christine Laurent, esagera anche con le triangolazioni tra i personaggi, e mette troppa carne al fuoco senza ammansire e dosare gli stimoli, sforando nel sensazionalismo. Cosa non frequente, a dire il vero, per Rivette, che rimane comunque un regista abbastanza piano e dimesso, piuttosto ostile all'enfasi e alle sottolineature didascaliche. La deriva thriller dell'intreccio è forse la cosa più vitale del film, ma stenta anch'essa a convincere appieno, e rimane un presupposto atmosferico (tentato) più che una prospettiva di genere adeguatamente sviluppata.