La più bella serata della mia vita
Durata
106
Formato
Regista
Guido Rossi (Alberto Sordi) viaggia verso la Svizzera per depositare illegalmente una grossa somma di denaro. Ammaliato da una splendida motociclista bionda (Janet Agren), la seguirà, ma la sua auto di lusso lo lascerà a piedi, costringendolo a chiedere ospitalità in un castello abitato da quattro gentili uomini anziani (Michel Simon, Pierre Brasseur, Charles Simon, Claude Dauphin), ex funzionari di Giustizia che lo coinvolgeranno in un finto processo.
Tratto molto liberamente dal libro La panne. Una storia ancora possibile di Friedrich Dürrenmatt e adattato nella sceneggiatura dal regista Ettore Scola e Sergio Amidei, La più bella serata della mia vita porta con sé i toni grotteschi e surreali del precedente film del regista romano, Permette? Rocco Papaleo (1971), e li amplia con un registro thriller-horror. Il film è allo stesso tempo un dramma e una commedia, una pièce teatrale in movimento e un bozzetto sociologico. Scola usa il cognome più famoso in Italia, Rossi, per rappresentare, a mo' d'archetipo critico, uno dei suoi soggetti usuali: l'italiano, più che medio, mediocre, della piccola borghesia. Il tipo furbastro, trafficone, spaccone, ignorante, don Giovanni a tutti i costi, che Sordi è abilissimo a ritrarre con la sua ottima interpretazione. Con un climax coinvolgente e un finale in forma doppia, horror onirico e commedia degli equivoci, La più bella serata della mia vita ha il passo felpato dell'originalità, seppur non manchino diversi difetti: un doppiaggio italiano non perfetto e i dialoghi, elemento di pregio ritmico e narrativo, che talvolta proseguono troppo spediti e indugiano in qualche barocchismo che li rende poco intelligibili. Dal punto di vista stilistico è piuttosto innocuo.
Tratto molto liberamente dal libro La panne. Una storia ancora possibile di Friedrich Dürrenmatt e adattato nella sceneggiatura dal regista Ettore Scola e Sergio Amidei, La più bella serata della mia vita porta con sé i toni grotteschi e surreali del precedente film del regista romano, Permette? Rocco Papaleo (1971), e li amplia con un registro thriller-horror. Il film è allo stesso tempo un dramma e una commedia, una pièce teatrale in movimento e un bozzetto sociologico. Scola usa il cognome più famoso in Italia, Rossi, per rappresentare, a mo' d'archetipo critico, uno dei suoi soggetti usuali: l'italiano, più che medio, mediocre, della piccola borghesia. Il tipo furbastro, trafficone, spaccone, ignorante, don Giovanni a tutti i costi, che Sordi è abilissimo a ritrarre con la sua ottima interpretazione. Con un climax coinvolgente e un finale in forma doppia, horror onirico e commedia degli equivoci, La più bella serata della mia vita ha il passo felpato dell'originalità, seppur non manchino diversi difetti: un doppiaggio italiano non perfetto e i dialoghi, elemento di pregio ritmico e narrativo, che talvolta proseguono troppo spediti e indugiano in qualche barocchismo che li rende poco intelligibili. Dal punto di vista stilistico è piuttosto innocuo.