Nel ventennale della morte del grande regista Federico Fellini, Ettore Scola, suo collega e amico, lo ricorda con un docufilm che mischia ricordi, nostalgie e omaggi. Dagli inizi nella redazione del giornale satirico Marc'Aurelio, dove i due si sono conosciuti, fino alla ribalta internazionale.

Dieci anni dopo Gente di Roma (2003), Ettore Scola torna dietro la macchina da presa per dirigere Che strano chiamarsi Federico, appassionato e creativo omaggio a un amico e genio del cinema. Scola, abilissimo narratore della nostalgia, tesse un racconto, che sembra quasi da flusso di coscienza, costruito su una serie di ricordi, impressioni, non legate strettamente dalla cronologia. Non è un film didattico per spiegare Fellini a chi non lo conosce, ma un tratteggio simpatico, come i tanti fatti dai due nella redazione del Marc'Aurelio. E come con gli schizzi sulle tele del cinema, qualcosa è brillante, qualcos'altro meno riuscito. Commovente è il ritratto del Fellini come grande bugiardo (del resto è il cinema stesso a esserlo), formidabile il documento video dei provini per Il Casanova di Federico Fellini (1976) di Tognazzi, Sordi e Gassman. Meno azzeccate le scelte del cast. Resta comunque un lavoro unico nei suoi pregi e difetti per ricordare un maestro del Cinema mondiale.
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