1971. Katharine Graham (Meryl Streep), prima donna alla guida del The Washington Post, sta attraversando un delicato momento dal punto di vista professionale, che comporta importanti decisioni sul futuro della testata. La svolta arriva quando, in seguito a una fuga di notizie senza precedenti, il testardo direttore del giornale, Ben Bradlee (Tom Hanks), ha la possibilità di svelare al mondo intero, attraverso le pagine del quotidiano, la massiccia copertura di segreti governativi riguardanti la Guerra in Vietnam in atto da diversi anni.

La storia dei Pentagon Papers, la relazione top secret di 7.000 pagine stilata nel 1967 ricca di scottanti retroscena capaci di far collassare l'intero sistema politico americano, racchiude in sé tante storie, individuali e collettive: le menzogne raccontate alla nazione da ben quattro amministrazioni presidenziali, l'inganno ordito ai danni dell'opinione pubblica, la storica conquista in termini di libertà di parola e di stampa. Steven Spielberg, attraverso una ricostruzione minuziosa ma mai pedante, percorsa da un sapiente e ricco contrasto di luci investigative e ombre di Stato, riesce magistralmente a far convivere la lezione del grande cinema americano di inchiesta degli anni '70 e la partecipe umanità che gronda emozione tipica del suo cinema. Il film è di fatto un autentico classico contemporaneo che non si limita al rigore della documentazione e all’encomiabile gestione di una mole enorme di dati ma, anzi, ricerca con misurata eleganza il coinvolgimento, il trasporto emotivo e la condivisione di un preciso ideale di libertà, sia attraverso la parola (eccezionale la sceneggiatura di Liz Hannah e Josh Singer), sia attraverso gli strumenti più puri della regia, caratterizzata da un’attenzione minuziosissima anche per i personaggi minori, restituiti attraverso illuminanti dettagli. Un'opera nobilissima che rifiuta ogni forma di accademismo o di enfasi gratuita, densa e stratificata nella scrittura tanto quanto essenziale e priva di orpelli dal punto di vista formale. Esemplare come i due protagonisti diventino due modelli di caparbia ostinazione segnati da dubbi e fragilità che, gettando il cuore oltre l'ostacolo, arrivano a un traguardo epocale. Tra i tanti momenti indimenticabili, è impossibile non citare la telefonata in cui Katharine Graham dà il via libera alla pubblicazione dei documenti e la sequenza finale. Ottimo Tom Hanks, gustoso ed energico, ma è Meryl Streep, misurata e sfumata, a offrire una prova da standing ovation. Fotografia (eccellente) di Janusz Kamiński, musiche di John Williams.
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