Mentre il governo giapponese discute se abolire o meno le case chiuse, in una di queste si incrociano i destini di cinque prostitute: l'avida Yasumi (Ayako Wakao), decisa ad abbandonare il mestiere per rilevare un negozio; l'esuberante Mickey (Machiko Ky), la più giovane e ultima arrivata nel gruppo; la disperata Hanae (Michiyo Kogure), costretta a prostituirsi per mantenere il marito malato; la sensibile Yumeko (Aiko Mimasu), che sogna un giorno di poter andare a vivere con suo figlio; l'elegante Yorie (Hiroko Machida) decisa ad abbandonare il lavoro per sposarsi con il suo fidanzato.

Dopo due pellicole a colori (L'imperatrice Yang-Kwei-Fei e La nuova storia del clan Taira, entrambi del 1955), Kenji Mizoguchi torna all'amato bianco e nero per quello che sarà l'ultimo lungometraggio della sua carriera: il regista morirà prematuramente, a soli 58 anni, pochi mesi dopo l'uscita del film nelle sale. Dramma struggente e spietato, La strada della vergogna è una pellicola dal forte impegno politico e dall'ancor più grande respiro umanista, capace di emozionare e commuovere senza mai ricorrere a trucchetti retorici. Mizoguchi trova un cast in stato di grazia, capace di dipingere al meglio le varie personalità delle prostitute che lavorano nella casa chiusa. Tutte hanno qualcosa da raccontare, nessuna è un personaggio di contorno e, anzi, risulta quasi impossibile non seguire allo stesso modo le varie vicende raccontate: da Yumeko che impazzisce dopo che suo figlio ha scoperto la sua professione, a Mickey che incolpa il padre per ciò che è diventata. Mizoguchi, da raffinato psicologo della mente femminile quale è sempre stato, le rende diversi tasselli di un toccante mosaico, rappresentativo di una miseria sociale ed economica da cui salvarsi risulta impossibile. Grande lavoro estetico, che include anche una straniante colonna sonora, e memorabile il fotogramma finale in cui una nuova ragazza, ancora vergine, tenta timidamente di adescare il suo primo cliente. Al termine della pellicola la legge per l'abolizione delle case chiuse è stata sconfitta: nella realtà, però, soltanto un anno dopo (1957) saranno proprio gli abolizionisti ad avere la meglio.
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