Three Times

Film a episodi, ambientati a Taiwan in anni diversi e recitati dagli stessi attori, ma legati a tematiche accomunabili: su tutte, l'amore e le sue sfaccettature sociali, emotive, sessuali e politiche.



Qi Shu e Chang Chen, protagonisti di tutti e tre gli episodi, sono attori assolutamente di riferimento nel cinema taiwanese, e il regista Hou Hsiao-hsien (Città dolente del 1989 e Millenium Mambo del 2001), che di quel cinema è uno degli alfieri più rappresentativi, li plasma e li rimodella in un film volutamente segmentato, continuamente alla ricerca di un'identità che la suddivisione interna gli impedisce di rintracciare lucidamente. Hou è da sempre un regista affine a quel tipo di ispirazione da respiro corto, che lo porta ad assestarsi dalle parti del lampo pittorico, dello squarcio maestoso in cui l'inquadratura trascende se stessa e si illumina di vita propria. In questo caso, però, duole rilevare che è davvero tutto troppo asfittico per dare al cineasta la possibilità di lasciar fermentare la sua idea di cinema, che già di suo richiede orizzonti larghi e dilatazioni temporali dentro le quali caricarsi di senso. Le caratteristiche espressive dei diversi episodi, che spaziano dal mutismo al melò classico, non aiutano a dare un equilibrio all'operazione.