Alone in the Dark

Detective privato specializzato nel paranormale, Edward Carnby (Christian Slater), investigando sulla morte di un amico, si imbatte in un antico manufatto che può aprire le porte del mondo delle ombre, abitato da esseri demoniaci. Una guerra tra umani e demoni rischia di esplodere.

Insieme a House of the Dead (2003), Far Cry (2008), BloodRayne (2005) e molti altri, uno dei tanti (brutti) adattamenti per il grande schermo di noti videogiochi realizzati da Uwe Boll. L'atmosfera, in questo caso, è fanta-avventurosa, una sorta di Indiana Jones in chiave horror di serie Z. Ma la regia sciattissima, unita una sceneggiatura di rara mediocrità, ammazza il ritmo, impedendo che si inneschi anche il divertimento per il gusto dell'orrido che certi altri lavori del regista paradossalmente alimentano. Apoteosi del trash la scena di sesso tra Christian Slater e Tara Reid, totalmente sconnessa dalla linea narrativa del film. Effetti digitali tra i peggiori mai visti sul grande schermo. Nella contro-classifica dei lungometraggi più brutti della storia del cinema stilata dalla rivista inglese Empire, occupa il 21° posto.