Una troupe di giornalisti occidentali si reca in un villaggio del Darfur per cercare testimonianze sul famigerato genocidio, ma si ritrova nel bel mezzo di una strage.

Dopo la discreta prova espressa con Rampage (2009), il controverso regista tedesco Uwe Boll prova a giocare di nuovo la carta del film completamente incentrato su una strage. Se le scene di violenza appaiono quasi riuscite, dimostrando che il regista non se la cava poi così male nella costruzione di atmosfere cupe e macabre, questa volta sono l'ambientazione realistica e l'argomento di stretta attualità (che imporrebbe un approccio più soft e meno brutale) a svelare l'anima puramente scandalistica dell'operazione: Boll pensa di voler far riflettere su un massacro senza senso mostrando un massacro senza senso nei minimi dettagli (con tanto di bambini impalati e stupri integrali senza fuori campo), ma gli sfugge la differenza tra esibire la violenza e sfruttarla vampirescamente. Non per stomaci deboli.
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