Giovane semi-disoccupato con pulsioni anarco-individualiste, Bill (Brendan Fletcher), nel momento in cui gli viene comunicato dai genitori che non potrà più vivere da mantenuto a casa loro, si arma con fucili mitragliatori e giubbotto anti-proiettile e compie una strage in città.

Con ogni probabilità, il miglior film di Uwe Boll, tedesco etichettato un po' ovunque come “il peggior regista del mondo” e diventato con il tempo autore “scult”. Se in passato Boll si era reso protagonista di inguardabili trasposizioni cinematografiche di videogiochi, con Rampage mostra per la prima volta la sua seconda faccia, quella oscura e provocatoria che caratterizzerà la maggior parte dei suoi lavori dal 2010 in poi. La descrizione della lunghissima strage, compiuta dal protagonista con chirurgica perizia e programmatica sicurezza, ha un suo fascino brutale e asciutto, con un paio di sequenze innegabilmente riuscite (la surreale passeggiata del protagonista armato dentro un salone dove i pensionati giocano a tombola, ad esempio). Se da un punto di vista registico il film appare efficace, dove inciampa è nel rincorrere ostinatamente la provocazione a tutti i costi, soprattutto con un finale semi-imbarazzante che cerca di giustificare sociologicamente il comportamento del ragazzo. Peccato.
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