Un principe spagnolo (Omar Sharif), negli anni della dominazione borbonica del Regno di Napoli, si invaghisce della procace popolana Isabella (Sofia Loren). Dopo una serie di disavventure il loro sogno d'amore potrà felicemente coronarsi.

Nato da un'idea del produttore Carlo Ponti e dello sceneggiatore Tonino Guerra, è forse il titolo più spurio nella filmografia di Rosi. Il regista napoletano modificò una prima versione del soggetto, ambientato in Giappone, spostando il racconto nell'Italia meridionale e contaminandolo con suggestioni provenienti dalla raccolta di fiabe napoletane del 1600 Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile. All'infuori di questo primo passaggio di scrittura, il regista riuscì tuttavia a fare molto poco per rendere più personale il suo lungometraggio, che rimase fino alla fine sotto il fermo controllo del produttore Ponti, desideroso di realizzare una favola di richiamo commerciale in cui brillasse la bellezza di sua moglie Sofia Loren. Lo sfarzo scenografico e le belle location non bastano per salvare la pellicola da un evidente cortocircuito di fondo, tra la rigorosa impostazione registica di Rosi e gli improbabili sviluppi di una trama frammentaria e priva di ogni sostanza. Non mancano neanche momenti di ridicolo involontario, quando si scivola nel miracolistico, come durante l'imbarazzante volo di uno stormo di santi capitanati da San Giuseppe da Copertino. Per il ruolo del Santo volante Rosi aveva pensato a Totò, scartato da Ponti perché giudicato di scarso appeal internazionale.
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