Don Jose (Placido Domingo), un brigadiere ligio al dovere e alla morale borghese, è perdutamente innamorato della focosa Carmencita (Julia Migenes-Johnson), una sigaraia gitana. La donna è affascinata dal torero Escamillo (Ruggero Raimondi) ma più di ogni altra cosa desidera conservare la sua libertà.

Esperienza cinematografica tra le più insolite nella carriera di Francesco Rosi, è una fedele trasposizione sul grande schermo della celebre opera di Georges Bizet tratta dalla novella omonima di Prosper Mérimée. Tra le difficoltà più considerevoli incontrate da Rosi nella non facile realizzazione del film c'è stato, come è ovvio, il rischio che il risultato finale fosse più vicino al teatro filmato che al cinema vero e proprio. Il cineasta napoletano riuscì ad eludere efficacemente questo problema attraverso un utilizzo intelligente degli spazi scenici. Molto poco dei set fu costruito dagli scenografi, mentre fondamentale fu l'apporto dei luoghi autentici dell'Andalusia usati come location. Amante e conoscitore della cultura spagnola fin dai tempi di Il momento della verità (1965), come ispirazione grafica per la composizione delle scene Rosi scelse alcune illustrazioni di Gustav Dorè contenute nel libro Voyage en Espagne di Charles Davillier. Se la dilatazione dei tempi propria dell'opera, pur entrando in inevitabile conflitto con la necessità di ritmo cinematografico, non appesantisce eccessivamente la visione d'insieme, il merito è soprattutto della travolgente partitura di Bizet.
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