Je vous salue, Marie
Je vous salue, Marie
Durata
107
Formato
Regista
Joseph (Thierry Rode) è un tassista, sua moglie Marie (Myriem Roussel) una benzinaia appassionata di basket. Un giorno uno sconosciuto (Philippe Lacoste) le annuncia che avrà un bambino.
La storia dell'Annunciazione viene ripresa da Godard e trasportata in epoca contemporanea. Marie, al di là della professione che già basterebbe a far nascere polemiche, è spesso nuda, e i momenti controversi non mancano (Joseph tocca la moglie fra le gambe prima di “accettare il mistero”), mentre l'ipotetico angelo è una figura violenta e maleducata. Il risultato ha dato vita a uno degli scandali più chiacchierati della storia del grande schermo: non si mossero soltanto i magistrati, ma persino papa Giovanni Paolo II in persona, che recitò nientemeno che un rosario di riparazione il 4 maggio del 1985. Polemiche a parte, Je vous salue, Marie è una pellicola tutt'altro che povera di spunti interessanti. Godard non punta a firmare un'opera blasfema (come ha voluto sottolineare qualcuno) ma a togliere il lato sacro dalla storia sacra per eccellenza, lasciando di fronte alla cinepresa due semplici ragazzi che si trovano a vivere il “miracolo” del diventare genitori. Certo, non manca un eccessivo desiderio di scandalizzare (come dimostrano varie sequenze dai toni umoristici, finale compreso), ma la visione laica di Godard dà vita a una nuova riflessione sulla natura (virginale) delle immagini, contrassegnate da una fotografia candida e delicata, perfetta per mettere in scena il mistero della nascita per eccellenza. Troppo ambizioso, forse, ma indubbiamente coerente con l'idea di cinema di un regista che ha sempre amato provocare, e che in carriera ha spesso raccontato altre “nascite” (film da farsi, in particolare). Contestato un po' ovunque anche prima della sua presentazione ufficiale al Festival di Berlino, dove vinse il Premio della giuria ecumenica. Il lungometraggio era preceduto da un corto, Le livre de Marie, firmato da Anne-Marie Miéville, compagna del regista.
La storia dell'Annunciazione viene ripresa da Godard e trasportata in epoca contemporanea. Marie, al di là della professione che già basterebbe a far nascere polemiche, è spesso nuda, e i momenti controversi non mancano (Joseph tocca la moglie fra le gambe prima di “accettare il mistero”), mentre l'ipotetico angelo è una figura violenta e maleducata. Il risultato ha dato vita a uno degli scandali più chiacchierati della storia del grande schermo: non si mossero soltanto i magistrati, ma persino papa Giovanni Paolo II in persona, che recitò nientemeno che un rosario di riparazione il 4 maggio del 1985. Polemiche a parte, Je vous salue, Marie è una pellicola tutt'altro che povera di spunti interessanti. Godard non punta a firmare un'opera blasfema (come ha voluto sottolineare qualcuno) ma a togliere il lato sacro dalla storia sacra per eccellenza, lasciando di fronte alla cinepresa due semplici ragazzi che si trovano a vivere il “miracolo” del diventare genitori. Certo, non manca un eccessivo desiderio di scandalizzare (come dimostrano varie sequenze dai toni umoristici, finale compreso), ma la visione laica di Godard dà vita a una nuova riflessione sulla natura (virginale) delle immagini, contrassegnate da una fotografia candida e delicata, perfetta per mettere in scena il mistero della nascita per eccellenza. Troppo ambizioso, forse, ma indubbiamente coerente con l'idea di cinema di un regista che ha sempre amato provocare, e che in carriera ha spesso raccontato altre “nascite” (film da farsi, in particolare). Contestato un po' ovunque anche prima della sua presentazione ufficiale al Festival di Berlino, dove vinse il Premio della giuria ecumenica. Il lungometraggio era preceduto da un corto, Le livre de Marie, firmato da Anne-Marie Miéville, compagna del regista.