Salon Kitty
Durata
129
Formato
Regista
Berlino. Nel bordello di Kitty (Ingrid Thulin) si sfogano, durante gli anni del nazismo, soldati e ufficiali. Uno di questi ultimi, Helmut Wallenberg (Helmut Berger), in pieno delirio d'ambizione e assetato di potere, fa installare in ogni stanza dei microfoni, in modo da recepire malcontenti e lamentele e ricattare i poteri forti, arrivando egli stesso al comando.
Libera trasposizione dell'omonimo romanzo di Peter Norden, è uno dei due o tre film potabili firmati da un Tinto Brass non ancora obnubilato in toto dall'eccitamento pecoreccio che, da La chiave (1983) in poi, avrebbe contraddistinto la sua intera produzione. Attenzione: il film, coraggiosa girandola di generi, è erotico a tutti gli effetti, ma c'è una ricerca che lo lega curiosamente a opere a loro modo sovversive come La vacanza (1971) o L'urlo (1968). Nazi-sadismo e contraddizioni si mescolano in un lungometraggio sterile, goffamente provocatorio e debole dal punto di vista strutturale ma di fattura e confezione impeccabili, che riesce a essere geometrico e morbido in egual misura, grazie alla fotografia di Silvano Ippoliti e alle scenografie di Ken Adam. Meritano una menzione speciale l'interpretazione di Ingrid Thulin e la bellezza di Theresa Ann Savoy. Helmut Berger, sulla scia del magnetismo di viscontiana memoria, si impegna senza ottenere grandi risultati. Buon successo di pubblico. Vietato ai minori di 18 anni.
Libera trasposizione dell'omonimo romanzo di Peter Norden, è uno dei due o tre film potabili firmati da un Tinto Brass non ancora obnubilato in toto dall'eccitamento pecoreccio che, da La chiave (1983) in poi, avrebbe contraddistinto la sua intera produzione. Attenzione: il film, coraggiosa girandola di generi, è erotico a tutti gli effetti, ma c'è una ricerca che lo lega curiosamente a opere a loro modo sovversive come La vacanza (1971) o L'urlo (1968). Nazi-sadismo e contraddizioni si mescolano in un lungometraggio sterile, goffamente provocatorio e debole dal punto di vista strutturale ma di fattura e confezione impeccabili, che riesce a essere geometrico e morbido in egual misura, grazie alla fotografia di Silvano Ippoliti e alle scenografie di Ken Adam. Meritano una menzione speciale l'interpretazione di Ingrid Thulin e la bellezza di Theresa Ann Savoy. Helmut Berger, sulla scia del magnetismo di viscontiana memoria, si impegna senza ottenere grandi risultati. Buon successo di pubblico. Vietato ai minori di 18 anni.