Fortapàsc
Durata
108
Formato
Regista
La storia di Giancarlo Siani (Libero De Rienzo), giornalista della testata napoletana Il Mattino ucciso a soli 26 anni dalla camorra per le sue inchieste sulle attività illecite della malavita organizzata.
A diciott'anni da Il muro di gomma (1991), Marco Risi torna ad occuparsi con passione e impegno civile incandescente di un giornalista altrettanto appassionato e dedito al nucleo autentico della sua professione: un segugio della verità e della giustizia, che si muove e agisce in direzione ostinata e contraria rispetto alla realtà che lo circonda, che fa di tutto per stritolare e svalutare quotidianamente (a livello politico e sociale) i valori per i quali il giovane Siani lottava. Risi s'immerge nella Napoli degli anni '80 e torna alle coloriture del suo cinema militante, focalizzandosi su una figura esemplare e un martire dell'integrità, interpretato con buon mimetismo, a parte alcune sfasature sull'accento partenopeo, da Libero De Rienzo. Nonostante la sincerità e l'urgenza della storia, trasposta sullo schermo con semplicità ed onestà, il cinema di Risi, però, pare un po' più appannato e sottotono rispetto agli esordi del regista, che erano più vitali e meno esili di così.
A diciott'anni da Il muro di gomma (1991), Marco Risi torna ad occuparsi con passione e impegno civile incandescente di un giornalista altrettanto appassionato e dedito al nucleo autentico della sua professione: un segugio della verità e della giustizia, che si muove e agisce in direzione ostinata e contraria rispetto alla realtà che lo circonda, che fa di tutto per stritolare e svalutare quotidianamente (a livello politico e sociale) i valori per i quali il giovane Siani lottava. Risi s'immerge nella Napoli degli anni '80 e torna alle coloriture del suo cinema militante, focalizzandosi su una figura esemplare e un martire dell'integrità, interpretato con buon mimetismo, a parte alcune sfasature sull'accento partenopeo, da Libero De Rienzo. Nonostante la sincerità e l'urgenza della storia, trasposta sullo schermo con semplicità ed onestà, il cinema di Risi, però, pare un po' più appannato e sottotono rispetto agli esordi del regista, che erano più vitali e meno esili di così.