Vado a vivere da solo
Durata
98
Formato
Regista
Al compiere dei ventisei anni, allo studente milanese Giacomino (Jerry Calà) viene chiesto dagli affabili genitori (Elsa Vazzoler e Stefano Altieri) quale sia il suo desiderio per l'immediato futuro. Il giovane, a sorpresa, esprime la volontà di andare a vivere da solo. Una decisione, subito seguita dal trasferimento in un loft, che genererà tragicomiche avventure.
Esordio alla regia del figlio d'arte Marco Risi, dopo la gavetta da sceneggiatore sotto l'ala protettiva del celebre papà Dino. Il suo primo film è una commedia giovanile, scritta insieme a Enrico Vanzina e al giovane ma già lanciato protagonista Jerry Calà. L'attore siciliano trapiantato a Verona è alle prese con la summa del suo personaggio-tipo, che riproporrà in più di un'occasione: giovane, senza troppa voglia di lavorare e alla ricerca spasmodica dell'accondiscendenza del sesso femminile, una fissa che non conosce letteralmente tregua. Opera discutibile e modesta da tutti i punti di vista, eccezion fatta per certe gag divertenti e alcune gustose stilettate di satira sociale (si veda anche il finale, in tal senso), ha comunque generato un piccolo fenomeno di culto, dovuto soprattutto all'impatto generazionale e ai tormentoni di Calà, tra cui spicca l'immarcescibile e indimenticato "Libidine".
Esordio alla regia del figlio d'arte Marco Risi, dopo la gavetta da sceneggiatore sotto l'ala protettiva del celebre papà Dino. Il suo primo film è una commedia giovanile, scritta insieme a Enrico Vanzina e al giovane ma già lanciato protagonista Jerry Calà. L'attore siciliano trapiantato a Verona è alle prese con la summa del suo personaggio-tipo, che riproporrà in più di un'occasione: giovane, senza troppa voglia di lavorare e alla ricerca spasmodica dell'accondiscendenza del sesso femminile, una fissa che non conosce letteralmente tregua. Opera discutibile e modesta da tutti i punti di vista, eccezion fatta per certe gag divertenti e alcune gustose stilettate di satira sociale (si veda anche il finale, in tal senso), ha comunque generato un piccolo fenomeno di culto, dovuto soprattutto all'impatto generazionale e ai tormentoni di Calà, tra cui spicca l'immarcescibile e indimenticato "Libidine".