Ladri di cadaveri – Burke & Hare
Burke & Hare
Durata
91
Formato
Regista
Edimburgo, biennio 1827-1828. William Burke (Simon Pegg) e William Hare (Andy Serkis) sono due cialtroni perdigiorno e squattrinati. Quando la loro ultima truffa viene scoperta, decidono di aiutare il chirurgo Robert Knox (Tom Wilkinson) procurandogli cadaveri freschi da dissezionare per finalità scientifiche in cambio di generose ricompense. Ma la domanda di corpi da studiare cresce e, una volta esauriti i decessi per cause naturali, a Burke e Hare non resta che improvvisarsi assassini seriali.
Il ritorno al cinema di John Landis, a distanza di dodici anni dagli sfortunati Blues Brothers – Il mito continua e Delitto imperfetto (entrambi del 1998), costituisce per i fan della prima ora dell'autore americano un graditissimo e inaspettato colpo di scena. Ladri di cadaveri – finanziato dai londinesi Ealing Studios – tira a lustro il talento appannato di un regista dimenticato, complice una storia ispirata a fatti reali (“tranne quelli che non lo sono”, chiosano i titoli di apertura). La pellicola è un omaggio alla commedia nera britannica che mescola sapientemente l'horror “artigianale” di Un lupo mannaro americano a Londra (1981) alla demenzialità di Animal House (1978), chiedendo l'esplicita e anarchica complicità dello spettatore e poggiandosi sulla faccia da schiaffi dei due protagonisti Pegg (L'alba dei morti dementi, 2004) e Serkis (ma in origine per il ruolo era stato scelto David Tennant). L'irresistibile vena splatter e la limpida irriverenza macabra dell'intreccio sopperiscono appieno ai giri a vuoto di scrittura e ad alcuni cali di ritmo. Landis, da parte sua, non stravolge le regole del genere ma vi si approccia con elegante rispetto, riuscendo altresì ad apporre la propria divertita firma con il solito gioco dei cammei: a Ray Harryhausen e Costa-Gavras si affiancano stavolta Christopher Lee e Jenny Agutter.
Il ritorno al cinema di John Landis, a distanza di dodici anni dagli sfortunati Blues Brothers – Il mito continua e Delitto imperfetto (entrambi del 1998), costituisce per i fan della prima ora dell'autore americano un graditissimo e inaspettato colpo di scena. Ladri di cadaveri – finanziato dai londinesi Ealing Studios – tira a lustro il talento appannato di un regista dimenticato, complice una storia ispirata a fatti reali (“tranne quelli che non lo sono”, chiosano i titoli di apertura). La pellicola è un omaggio alla commedia nera britannica che mescola sapientemente l'horror “artigianale” di Un lupo mannaro americano a Londra (1981) alla demenzialità di Animal House (1978), chiedendo l'esplicita e anarchica complicità dello spettatore e poggiandosi sulla faccia da schiaffi dei due protagonisti Pegg (L'alba dei morti dementi, 2004) e Serkis (ma in origine per il ruolo era stato scelto David Tennant). L'irresistibile vena splatter e la limpida irriverenza macabra dell'intreccio sopperiscono appieno ai giri a vuoto di scrittura e ad alcuni cali di ritmo. Landis, da parte sua, non stravolge le regole del genere ma vi si approccia con elegante rispetto, riuscendo altresì ad apporre la propria divertita firma con il solito gioco dei cammei: a Ray Harryhausen e Costa-Gavras si affiancano stavolta Christopher Lee e Jenny Agutter.