Blues Brothers – Il mito continua
Blues Brothers 2000
Durata
123
Formato
Regista
Elwood Blues (Dan Aykroyd) esce di prigione e, una volta saputo della morte del fratello Jake, si reca nuovamente dalla famigerata suor Mary Stigmata (Kathleen Freeman). La “Pinguina” gli chiede di nuovo un contributo, stavolta per la costruzione di un ospedale infantile, ed Elwood non può proprio tirarsi indietro: bisogna riformare la vecchia gloriosa band, stavolta con l'aiuto dell'improbabile fratellastro nero Cabel (Joe Morton), di un orfanello (J. Evan Bonifant) e dell'entusiasta Mighty Mack McTeer (John Goodman).
«In memoria di John Belushi, Cab Calloway, John Candy», ci comunica la didascalia a inizio film. Sarà, ma resterà per sempre un mistero capire perché John Landis abbia deciso 18 anni dopo l'originale di riesumare i Blues Brothers. Com'era facilmente prevedibile, dello spirito scalcagnato e arruffato che fu non è rimasto nulla. Quella che era goliardia e sana demenzialità qua si trasforma in stupidità, mentre la genuina imprevedibilità della pellicola cult del 1980 si riduce a una sarabanda insopportabile di divertimenti forzati e innaturali. C'è tanta, tantissima musica, inserita in modo artefatto nel contesto della storia per nascondere la totale evanescenza della sceneggiatura, firmata dalla coppia Aykroyd-Landis. Fossimo davanti a un omaggio “spurio” di un altro autore paradossalmente si potrebbe essere più indulgenti; ma questo sequel/remake non serve a nulla, e nel tentativo goffo di rievocare uno spirito irripetibile finisce, al contrario, per offendere una memoria musicale, cinefila e umana intoccabile. Il “mito”, semplicemente, non andava continuato. Gran numero di comparsate celebri, gettate nel mucchio: B.B. King, Aretha Franklin, James Brown, Eric Clapton, Wilson Pickett, Dr. John, Bo Diddley. Ci sono anche Erykah Badu (alla prima apparizione cinematografica) e Paul Shaffer, dal 1982 spalla di David Letterman e conduttore musicale prima al Late Night (1982-1993) e poi al Late Show.
«In memoria di John Belushi, Cab Calloway, John Candy», ci comunica la didascalia a inizio film. Sarà, ma resterà per sempre un mistero capire perché John Landis abbia deciso 18 anni dopo l'originale di riesumare i Blues Brothers. Com'era facilmente prevedibile, dello spirito scalcagnato e arruffato che fu non è rimasto nulla. Quella che era goliardia e sana demenzialità qua si trasforma in stupidità, mentre la genuina imprevedibilità della pellicola cult del 1980 si riduce a una sarabanda insopportabile di divertimenti forzati e innaturali. C'è tanta, tantissima musica, inserita in modo artefatto nel contesto della storia per nascondere la totale evanescenza della sceneggiatura, firmata dalla coppia Aykroyd-Landis. Fossimo davanti a un omaggio “spurio” di un altro autore paradossalmente si potrebbe essere più indulgenti; ma questo sequel/remake non serve a nulla, e nel tentativo goffo di rievocare uno spirito irripetibile finisce, al contrario, per offendere una memoria musicale, cinefila e umana intoccabile. Il “mito”, semplicemente, non andava continuato. Gran numero di comparsate celebri, gettate nel mucchio: B.B. King, Aretha Franklin, James Brown, Eric Clapton, Wilson Pickett, Dr. John, Bo Diddley. Ci sono anche Erykah Badu (alla prima apparizione cinematografica) e Paul Shaffer, dal 1982 spalla di David Letterman e conduttore musicale prima al Late Night (1982-1993) e poi al Late Show.