1865. Il samurai Okada IzÅ (Kazuya Nakayama ) viene crocifisso per il reato di tradimento. La sua anima si ritrova a viaggiare fra passato, presente e futuro, assetata di sangue e vendetta, inarrestabile nella sua furia omicida da cui né i più deboli né i più potenti possono trovare scampo.

Riprendendo il personaggio realmente esistito di Okada IzÅ, già portato sullo schermo da Hideo Gosha nel celebre Hitokiri (1969), Takashi Miike affronta una riflessione sulla violenza e sull'irrazionalità umana con una pellicola dal forte carattere sperimentale, frutto di un lungo percorso di ricerca all'interno del proprio cinema. Il nichilismo sfrenato del protagonista dà al regista nipponico l'input per spaziare liberamente fra generi e registri, procedendo per accumulo e ripetizioni, abbattendo ogni logica spazio-temporale. Quando però le buone premesse si scontrano con il bisogno di spiegare simboli e allegorie, il film rivela i contorni di un didascalico schematismo. Un vero peccato, perché la sceneggiatura porta la firma di Shigenori Takechi, autore di alcuni dei titoli più riusciti ed esplosivi del regista. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti.
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